Allarme banche, rischio credit crunch: lo dice il presidente della Consob

Pubblicato il 30 Novembre 2011 - 08:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ''In Italia c'e' un allarme banche. Non circola piu' denaro. Il rischio principale e' che si diffonda il credit crunch. Rispetto a questo scenario, il fallimento di qualche banca diventa addirittura un rischio secondario''. Il monito lo lancia Giuseppe Vegas, presidente della Consob, in un'intervista a Repubblica in cui sottolinea che ''se l'illiquidita' del sistema porta al blocco dell'economia, allora non fallisce un singolo operatore'' ma l'intero Paese. Motivo per cui, afferma, occorre ''agire o sara' troppo tardi''.

''Sulle banche italiane c'e' un problema – spiega Vegas -, che non puo' non preoccuparci tutti. Il nostro sistema creditizio, tra i suoi asset, ha titoli di Stato italiani per 160 miliardi, e titoli di Stato degli altri 'Pigs' per 3 miliardi. A fronte di questo, le nostre banche hanno titoli 'tossici' (essenzialmente mutui subprime) per una quota pari al 6,8% del patrimonio di vigilanza, contro una media europea del 65,3%. Ora, secondo le nuove norme di valutazione degli asset stabilite dall'Eba, siamo al paradosso: i titoli di Stato in portafoglio vengono considerati 'tossici' per le banche italiane, peggio di quanto non lo siano i 'subprime' per le banche straniere''.

''Ci stiamo confrontando con la Banca d'Italia – prosegue -, per sollecitare un intervento e per indurre un ripensamento, anche nell'Esma. Ma non e' facile. Il pericolo e' che vada definitivamente in tilt il circuito finanza-economia reale. In base ai criteri Eba, le banche devono rafforzare il patrimonio e ricapitalizzare. Per farlo hanno due strade: o vanno sul mercato a cercare soldi, o vendono asset. In entrambi i casi, il sentiero e' strettissimo''.

Finora la Banca centrale europea, aggiunge, ''con le regole esistenti, ha fatto quello che ha potuto. Ma e' evidente che l'acquisto dei titoli di Stato dei Paesi periferici, sul solo mercato secondario, non basta piu'''. Vegas auspica su questo fronte un approccio nuovo: ''c'e' anche un problema di Trattati e di Statuti da rivedere – afferma -. La Fed e la Banca d'Inghilterra stampano moneta. La Bce non puo' farlo. Questa disparita' va risolta. Allora, o cambiamo il ruolo della Bce, oppure dobbiamo accettare il rischio che l'euro salti e ogni Paese torni alla sua valuta nazionale''.