Alma Shalabayeva, inchiesta su espulsione. Letta: “007 non tenuti a sapere”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Luglio 2013 - 19:47 OLTRE 6 MESI FA
Alma Shalabayeva, inchiesta su espulsione. Letta: "007 non tenuti a sapere"

Il passaporto kazako di Alma Shalabayeva (Foto Lapresse)

ROMA – Caso Mukhtat Ablyazov, la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta, al momento contro ignoti, sulle presunte omissioni legate all’espulsione di Alma Shalabayeva, moglie del banchiere e dissidente kazako, e della loro figlia Alua. 

Sulla vicenda lunedì 29 luglio è intervenuto anche il presidente del Consiglio, Enrico Letta. Secondo il premier i servizi segreti non sapevano della presenza di Ablyazov e di sua moglie in Italia, né dell’espulsione della donna. “Non erano tenuti a saperlo in quanto il dissidente kazako non rappresentava un pericolo per la sicurezza nazionale”, ha scritto in una nota al Copasir Letta, dicendosi disponibile a una audizione sul tema dei servizi segreti.

Era stato il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, ad informare nei giorni scorsi di aver fatto richiesta formale al presidente del Consiglio per un’audizione sul caso Ablyazov. Il premier ha risposto al Copasir con una lettera in cui offre la sua disponibilità ad essere ascoltato sui temi dell’intelligence. Quanto alla vicenda Ablyazov, Letta ha confermato quanto avevano riferito i direttori dei Servizi: l’intelligence italiana non aveva avuto segnalazioni sulla presenza di Ablyazov e di sua moglie in Italia, né hanno saputo o sono intervenuti nel blitz che ha portato all’espulsione della donna e di sua figlia. Non vi erano elementi di preoccupazione per la sicurezza nazionale e dunque non c’era la necessità di un’attivazione degli 007.

Intanto la Procura di Roma vuole acquisire i fascicoli sull’espulsione di Shalabayeva. L’inchiesta è stata aperta sulla base della relazione del presidente del Tribunale di Roma Mario Bresciano sul caso Ablyazov. La relazione è arrivata lunedì 29 luglio all’attenzione del Procuratore capo Giuseppe Pignatone e del pm Eugenio Albamonte.

Il presidente del Tribunale fu incaricato dal ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, di indagare sull’operato svolto dal giudice di Pace, Stefania Lavore. Fu Lavore a convalidare il 31 maggio scorso il trattenimento al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Ponte Galeria (Roma) di Shalabayeva.

Nella relazione Bresciano giudica positivamente l’operato del giudice di pace e dice di non aver trovato anomalie. Punta invece il dito contro la polizia, secondo lui animata da una “fretta insolita ed anomala“, mentre il giudice “è stata tratta in inganno perché ci sono omissioni nell’attività della polizia e atti che mancano”.