Amato: “Clima da pauperismo alla Pol Pot. Sparavano a quelli con gli occhiali”

Pubblicato il 8 Maggio 2013 - 11:20| Aggiornato il 20 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ”C’è un clima da Cina della banda dei Quattro. Pol Pot aveva ordinato di sparare a chiunque, dagli occhiali che portava, si capisse che era laureato”. Giuliano Amato a colloquio con Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera, descrive così il tempo amaro che stiamo vivendo. E scherza: “Allora arrivò Deng. Noi abbiamo Enrico Letta, un giovane pieno di qualità. Siamo passati dal governo dei professori al Parlamento dei fuoricorso; troppa grazia. La loro unica lettura è Twitter. E affidiamo il governo del Paese a qualcuno che deve essere ‘uno di noi’ allo stesso modo in cui potremmo pretendere che la guida dell’aereo sia affidata a uno di noi”.

Amato ammette di vivere ”giorni di grande amarezza” perché la sua storia ”è stata calpestata” e il suo curriculum è stato additato ”come esempio di ciò che va distrutto; pare di stare in Cambogia quando sparavano a chiunque portasse gli occhiali”.

“Un simile clima – spiega – è frutto avvelenato di una stagione molto difficile nella quale la dinamica essenziale di una società democratica, quella che chiamiamo scala sociale si è fermata per molti. Quando un quarantenne non ha un lavoro stabile, e forse non ha ancora un  lavoro, allora ne viene fuori un bisogno di eguaglianza nel pauperismo: se a tanti di noi non è consentito salire la scala sociale, allora l’uguaglianza va realizzata sul gradino più basso. Ma questa è la rinuncia di una società a crescere”. Ed ecco spiegato quel tragico paragone con la Cina.

Il Dottor Sottile spiega che l’amarezza c’è stata anche nel constatare il silenzio ”in nome del consenso” di chi ”avrebbe dovuto reagire”. E invece ”se su Twitter legge 50 commenti negativi su di lei ne desume che il popolo la vede male”. ”Considero che quel che mi è accaduto – aggiunge – abbia anche profili di immoralità. In particolare da parte dei diffamatori di professione” e oggi, avverte, ”rischiamo di avvitarci in questa forma di purificazione attraverso lo zainetto sulle spalle, appagandoci di portare davvero la cuoca di Lenin in Parlamento”.

Quanto alle accuse spesso rivoltegli sul prelievo forzoso, ”io mi trovai nella necessità di raccogliere in 48 ore 30 mila miliardi di lire” e ”non volevo agire su Irpef o Iva. Fu Goria a propormi questa soluzione”.

La bocciatura di Prodi al Colle? ”Raccapricciante”. Mentre dell’attuale premier dice che ”e’ uno molto attento agli altri. Letta dispone di una qualita’ che l’Italia sta rovinando tra rabbia informatica e ostilita’ reciproca: ha la dote dell’equilibrio”.

Quanto alle critiche di Grillo che lo definisce “tesoriere di Craxi”, ”mente sapendo di mentire: usa il termine che possa farmi apparire piu’ spregevole possibile. Mai avuto a che fare con le finanze del Psi”. Infine del Pd ”colpisce la difficoltà a prendere atto di questo, la debolezza identitaria di coloro che, timorosi di perdere se stessi, sembrano non capire che possono determinarsi circostanze in cui l’interesse del Paese impone di sacrificare l’interesse di partito. Togliatti non avrebbe avuto difficoltà né a capirlo, né’ a farlo capire. Un po’ più di togliattismo sarebbe stato bene rimanesse pure nei suoi eredi”.