Gli appalti, Anemone e i servizi segreti: il Copasir indaga

Pubblicato il 10 Maggio 2010 - 11:04 OLTRE 6 MESI FA

Diego Anemone sotto osservazione del Copasir per i suoi rapporti con i servizi segreti italiani. Ad aprire questa nuova inchiesta sul costruttore finito nelle indagini sul G8  è il Copasir  presieduta da Massimo D’Alema. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha inviato una lettera al Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, di cui è capo Gianni De Gennaro. La risposta di De Gennaro è segreta, ma non risulterebbero rapporti di appalti diretti tra i servizi segreti e Anemone.

In ogni caso, quel che è certo è che i pm di Perugia si stanno occupando di tutti gli appalti delle imprese di Anemone con la pubblica amministrazione: tra queste, in particolare quella per la realizzazione della sede dell’Aisi (l’intelligence interna, ex Sisde) in piazza Zama a Roma.

Un appalto di alcuni milioni di euro, il cui via venne dato nel 2001 dopo l’arrivo all’allora Sisde del generale Mario Mori. La magistratura sta indagando se l’appalto sia stato aggiudicato ad Anemone dal Sisde stesso o dal ministero dell’Interno. All’epoca al Viminale c’era Claudio Scajola.

Un altro nome che riporta a Claudio Scajola, dimessosi in seguito allo scandalo sugli assegni pagati per la casa al Colosseo da Anemone, è quello di Angelo Zampolini: dal suo conto corrente, dal quale è stato emesso l’assegno che sarebbe servito per finanziare l’acquisto delle casa di Scajola, sono partiti anche gli assegni usati per comprare due appartamenti di proprietà del generale della Guardia di Finanza Francesco Pittorru. Il quale era responsabile dell’area logistica dell’ex Sisde che gestì l’appalto di piazza Zama.

I legami non finiscono qui. Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, si serviva, tra le altre, di una scheda telefonica pagata proprio da Anemone, ma intestata a un poliziotto dell’Aisi. E lo stesso Balducci aiutò Scajola a trovar casa a Roma.

“Conobbi Anemone, si giustifica Scajola, perché una sua impresa stava effettuando lavori per la messa in sicurezza del mio alloggio di servizio al Viminale”.

Una conferma degli intrecci tra la “cricca” e i sevizi segreti è arrivata anche da D’Alema, che settimana scorsa, intervenendo a Ballarò, ha detto: “L’imprenditore in questione – riferendosi ad Anemone – era di fiducia del ministero dell’Interno. Me ne sono occupato anche come presidente del Copasir perché aveva un rapporto fiduciario con i servizi al punto che gli avevano assunto persino un cognato” (Arnaldo Pascucci).