Corruzione, governo rinuncia al maxi-emendamento. Poste 3 fiducie

Pubblicato il 12 Giugno 2012 - 10:02 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Niente maxiemendamento sul ddl anticorruzione, il governo fa retromarcia e mette tre fiducie su i 3 articoli “caldi”: incandidabilità dei condannati,  nuovi reati e corruzione tra privati. Il Governo ha presentato l’11 giugno sera il maxiemendamento sul quale ha chiesto la fiducia. Salvo poi rimangiarsi l’impegno:  il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, ha chiesto all’Aula della Camera un ”congruo spostamento dei tempi per la discussione” del ddl anticorruzione.”Il governo nonostante le promesse fatte nelle ultime sedute di arrivare in tempo con il testo possibile di un maxiemendamento non è riuscito a onorare i propri impegni”, ha detto Giarda. Dopo una fase di concitate consultazioni, alla fine l’esecutivo ha deciso di rinunciare definitivamente a presentare il maxiemendamento, ottenendo invece dalla conferenza dei capigruppo della Camera l’autorizzazione a tre fiducie: la prima mercoledì alle 12, la seconda alle 15 e la terza alle 18. Il voto finale è atteso giovedì pomeriggio.

Dopo una riunione tra i ministri Paola Severino, Piero Giarda, Filippo Patroni Griffi e i tecnici della maggioranza, a cui si è aggiunto anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, è emerso infatti che potrebbero esserci dei problemi di ammissibilità sull’ipotesi di un maxiemendamento che ricalchi il testo delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia senza modifiche sostanziali.

Il fatto che il governo, dopo cinque giorni non dica ancora se pone la fiducia sul ddl anticorruzione o vuol procedere nell’esame ordinario del provvedimento ”mortifica il ruolo della Camera”, ha affermato il presidente della Camera Gianfranco Fini, lamentando che ”il governo ha avuto 5 giorni per sciogliere questo nodo”. Al termine del dibattito tra i gruppi sulla richiesta di avere altro tempo avanzata dal governo, dopo aver fissato alle 13 la ripresa dei lavori dell’Assemblea di Montecitorio, Fini ha detto: ”Per ragioni di natura politica pur essendo stato deciso giovedi’ mattina che martedi’ alle 11 il governo avrebbe riferito all’Aula sulla volonta’ di porre la fiducia o di proseguire nell’ordinario svolgimento dei lavori,  oggi siamo esattamente nella stessa identica condizione di giovedi’. Cio’ mortifica il ruolo della Camera. Il governo ha avuto 5 giorni per sciogliere questo nodo”, ha concluso, convocando la conferenza dei capigruppo.

Nel testo ci doveva essere anche l’art. 10 sull’incandidabilità dei condannati e l’aumento delle pene per il reato di corruzione per atti contrari a dovere d’ufficio come modificato dal Pd. Il testo arrivato alla Camera, ma che deve passare ancora il vaglio di ammissibilità da parte degli uffici di Montecitorio, riproduce sostanzialmente la versione del provvedimento approvata dalle commissioni Affari costituzionali e Giustizia.

Comprendendo nel maxiemendamento anche l’art.10, si spiega nella maggioranza, si elimina sostanzialmente il rischio di una serie di voti segreti che avrebbero messo a repentaglio, probabilmente, l’intero provvedimento. Se il governo presentera’ ufficialmente il maxiemendamento durante la seduta dell’Aula convocata per l’11, molto probabilmente questa dovra’ essere sospesa per valutare l’ammissibilità o meno del ddl.

“Mi auguro che al di là delle schermaglie tattiche prevalga il buon senso, sia nell’approvare le norme sulla corruzione, ormai indilazionabili, sia nel trovare soluzioni equilibrate sulla responsabilita’ civile dei magistrati”. E’ l’auspicio espresso dal vicepresidente del Csm, Michele Vietti, conversando con i giornalisti, a margine di un convegno.

E sulla riforma del Csm, a proposito dell’emendamento presentato dal Pdl che stabilisce che non sia più il capo dello Stato a presiedere l’organo di governo dei magistrati, Vietti dice: “tutte le proposte di riforme sono legittime ma c’e’ un problema di priorità. Non so se in questo momento la priorita’ sia mettere mano all’impianto costituzionale del governo autonomo della magistratura – aggiunge Vietti – oppure concentrare gli sforzi tutti sull’obiettivo di accelerare i tempi del processo e della ragionevole durata, che peraltro ci chiede in modo molto pressante l’Europa”.

Il vicepresidente del Csm avrà un incontro con il capo dello Stato per esprimere le preoccupazioni dell’organo di governo della magistratura sulla riforma della responsabilità civile dei magistrati. “Attendo il ritorno del capo dello Stato – ha proseguito Vietti – per avere un colloquio con lui su questo tema. Ma continuo a sperare che nel frattempo il Parlamento trovi una soluzione equilibrata e non punitiva”.

Quanto all’intenzione del Pdl di rimanere ancorati al testo dell’emendamento Pini, che prevede la responsabilità civile diretta dei magistrati, Vietti osserva: “Tutti gli operatori del settore hanno convenuto che cosi’ si rischierebbe di far saltare il sistema”; oltretutto si tratterebbe di una soluzione che “non esiste in nessun paese europeo. Credo che ci siano i margini – ha aggiunto – per lavorare sull’azione di rivalsa dello Stato nei confronti di magistrati, ampliandone la portata e l’effettivita’”.

“Avere un giudice sereno, cioè non condizionato dalle parti più forti – ha concluso il vicepresidente del Csm – non e’ un interesse della corporazione dei magistrati ma di tutti i cittadini”.