Antimafia, sì del Senato alla riforma del Codice. Ora deve tornare alla Camera

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Luglio 2017 - 16:56 OLTRE 6 MESI FA
Antimafia, sì del Senato alla riforma del Codice. Ora deve tornare alla Camera

Antimafia, sì del Senato alla riforma del Codice. Ora deve tornare alla Camera

ROMA – La riforma del Codice Antimafia è passata al Senato con 129 sì, 56 no e 30 astenuti e tornerà alla Camera. Nel corso della discussione è stata dichiarata inammissibile la proposta del M5S di togliere la limitazione che prevede l’estensione delle misure cautelari ai corrotti solo nel caso in cui si ravvisi anche l’ipotesi di associazione a delinquere.

Una delle novità più importanti della riforma è quella che riguarda i beni patrimoniali: d’ora in poi anche chi finisce nel mirino della giustizia per reati contro la pubblica amministrazione come corruzione, concussione e terrorismo oppure per stalking rischierà il sequestro delle proprietà.

Saranno più stringenti le norme previste per gli amministratori giudiziari, che non potranno avere più di tre incarichi e non potranno essere parenti fino al quarto grado, conviventi o “commensali abituali” del magistrato che conferisce l’incarico.

Nella riforma viene ridisegnata l’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, che potrà avere come direttore non più necessariamente un prefetto. Ad avere potere di vigilanza dull’Agenzia sarà la presidenza del Consiglio. Alle attuali sedi (Roma, Reggio Calabria, Palermo, Napoli e Milano) si uniranno uffici a Catania e Bologna. Nel ridefinirne i compiti, viene potenziata l’attività di acquisizione dati e valorizzato il ruolo in fase di sequestro con l’obiettivo di consentire un’assegnazione provvisoria dei beni e delle aziende e la funzione di assistenza all’autorità giudiziaria nella gestione del bene fino alla confisca definitiva. L’Agenzia può destinare beni e aziende direttamente a enti territoriali e associazioni.

Entro 3 mesi dalla nomina, l’amministratore giudiziario dovrà presentare una relazione che evidenzi le concrete possibilità di prosecuzione dell’attività allegando un piano e censendo creditori e lavoratori impiegati. In mancanza di prospettive, l’impresa sarà liquidata o cesserà l’attività secondo modalità semplificate. Le aziende sequestrate per il proseguimento dell’attività potranno contare su un Fondo finanziato da 10 milioni di euro all’anno.