Antonio Di Pietro fa appello alla comunità internazionale. Compra una pagina dell’Herald Tribune per denunciare la mancanza di democrazia in Italia

Pubblicato il 9 Luglio 2009 - 09:57 OLTRE 6 MESI FA

«La democrazia in Italia è in pericolo». Questa frase è scritta a caratteri cubitali in apertura di pagina 5 dell’International Herald Tribune di giovedì 9 luglio 2009.

La pagina è stata acquistata dal leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, che in essa lancia un appello alla comunità internazionale per «far circolare l’informazione e fare pressione perché il principio di democrazia e indipendenza della Corte Costituzionale sia conservato, in modo da prevenire che la democrazia in Italia si trasformi di fatto in una dittatura».

Di Pietro sceglie la strada di portare i problemi italiani all’attenzione della comunità internazionale, mossa di solito adottata da paesi del terzo mondo.

Di Pietro parla del Lodo Alfano varato dal governo Berlusconi che «rende immuni le quattro cariche più alte dello Stato italiano tramite l’obbligatorietà della sospensione di eventuali processi a loro carico. Presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidente della Camera dei Deputati e del Senato non possono essere perseguibili legalmente».

Sottolinea che il premier italiano ha insistito nell’introduzione di questa legge per liberarsi dall’accusa di aver pagato tangenti in cambio di una falsa testimonianza a suo favore in due processi a suo carico. E racconta a tal proposito il caso Berlusconi-Mills.

Di Pietro spiega poi il motivo che rende il lodo Alfano anticostituzionale: «Viola le disposizioni dell’articolo 3 della Costituzione italiana secondo cui “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge“» e  si scaglia contro il premier e il ministro della Giustizia Alfano «recentemente invitati a cena a casa di un giudice della Corte Costituzionale, Paolo Maria Napolitano» dichiarando «inaccettabile che due giudici si incontrino privatamente con il potenziale beneficiario delle loro decisioni, in particolar modo poco tempo prima della sentenza che determinerà il futuro di Berlusconi».