Articolo 18, accordo governo-partiti. Ma la Camusso frena: “Non va bene”

Pubblicato il 16 Marzo 2012 - 10:23 OLTRE 6 MESI FA

FIRENZE – Articolo 18 “alla tedesca”. Alla fine si sono messi d’accordo dopo cinque ore di vertice, proprio in questo momento delicato per l’Italia in cui cala lo spread e si scoprono le preoccupazioni per il governo Monti. Il premier e i leader dei partiti di maggioranza hanno trovato un’intesa sulla giustizia ed è stato acceso il disco verde anche sull‘articolo 18, ispirandosi al modello tedesco e distinguendo tra il licenziamento per ragioni discriminatorie da quello per ragioni disciplinari e quello causato da ragioni esclusivamente economiche.

Ma a far andare di traverso l’accordo ci ha pensato Susanna Camusso della Cgil: “Sull’articolo 18 vedremo quali proposte saranno fatte: quelle sentite finora dal governo non ci convincono, e non vanno bene”, ha affermato parlando della riforma del mercato del lavoro a margine di una iniziativa del sindacato a Firenze.

”Per noi l’articolo 18 – ha aggiunto Camusso – è una tutela generale, ha una funzione di deterrenza rispetto all’arbitrio dei licenziamenti. Quindi una discussione deve partire dal salvaguardare questo principio”. Per il leader Cgil, ”manutenzione può voler dire tante cose: se uno ha davanti una macchina, manutenzione può voler dire cambiare il motore oppure puo’ essere metterci l’olio”.

Camusso ha quindi concluso dicendo: ”Abbiamo enumerato quali sono le cose necessarie per arrivare a un accordo, e martedì ci aspettiamo delle risposte”. ”Gli accordi sono possibili quando c’è un merito che viene condiviso: se dovessi dirlo oggi, credo che ci sia ancora della strada da fare”.

Meno pessimista la leader degli industriali, Emma Marcegaglia che, a margine del convegno del centro studi di Confindustria, ha detto: “C’è un avanzamento nei ragionamenti ma l’accordo ancora non c’è. Noi auspichiamo che ci sia ancora spazio per fare l’accordo. Noi auspichiamo che tutti firmino, le nostre posizioni sono molto nette e chiare ma abbiamo ancora la speranza che si possa fare che sul lavoro serve ”una buona riforma”. Poi però avverte: “C’è forte preoccupazione per il nuovo testo sulla flessibilità in entrata con più costi, più burocrazia, rischio di ridurre l’occupazione invece di aumentarla”. Se non cambia, dice, firmare un accordo ”sarebbe di certo un problema”. ”Deve essere chiaro a tutti, e credo che per il presidente Monti lo sia, che se ci dovessimo presentare ai mercati con una piccola riforma, soprattutto della flessibilità in uscita, la loro reazione sarebbe negativa”.