Crisi nell’asse Berlusconi-Lega: il ‘caso Libia’ dopo anni di feeling

Pubblicato il 27 Aprile 2011 - 21:58| Aggiornato il 28 Aprile 2011 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi e Umberto Bossi (foto La Presse)

ROMA – La tensione tra Lega e Silvio Berlusconi sulla questione Libia rischia di mettere in difficoltà un asse decisivo nella politica italiana che, tra alti e bassi, regge da oltre 10 anni, dopo l’avvio burrascoso degli anni ’90, quello del “Berluskaiser”, che portò alla crisi del primo governo Berlusconi. “Non sono d’accordo”, “niente bombe”, “siamo inginocchiati a Parigi”: tutti sanno che i rapporti con la Lega ultimamente si sono fatti molto difficili ma secondo l’ala nordista del Pdl ormai si è “quasi alla rottura”.

Anche nel 1999 Umberto Bossi si era schierato contro la guerra del Kosovo e le bombe su Belgrado, mentre Silvio Berlusconi era d’accordo. Se all’epoca era una divergenza che non “costava” nulla, perché i due erano all’opposizione e neanche da alleati, sembra proprio che la decisione del Cavaliere di attaccare la Libia sia la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’ennesima mossa che non è andata giù alla Lega, ora determinata, dopo i vari scandali (da Noemi a Ruby), gli scontri con Fini e il continuo rimandare il federalismo, a rompere per sempre un legame che ebbe un “prologo” nel 1994.

Fu all’epoca della nascita di Forza Italia, infatti, che Silvio Berlusconi creò la coalizione elettorale denominata Polo delle Libertà, che assieme ad Alleanza Nazionale vinse le elezioni e governò il Paese sino al 22 dicembre 1994. Subito però iniziarono le prime difficoltà, quando Bossi staccò il suo partito dalla coalizione presentando una mozione di sfiducia contro il primo governo Berlusconi e attuando il cosiddetto ribaltone. A questa azione segue una dura presa di posizione contro l’ex capo del governo Silvio Berlusconi, che dalle pagine della Padania, viene più volte accusato di collusione con la mafia: “La Fininvest è nata da Cosa Nostra”, si legge sull’organo ufficiale della Lega Nord il 27 ottobre del 1998.

Gli attacchi della Lega a Berlusconi continuano anche l’anno successivo, quando la Padania pubblica la fotografia del Cavaliere accanto a quella di Totò Riina con la didascalia “Ecco i capi della mafia”. Ma le divergenze si appianano fino ad arrivare al 2001 quando Lega e Berlusconi costituiscono una nuova coalizione chiamata Casa delle Libertà, vittoriosa alle elezioni del 13 maggio.

E’ a questo punto che inizia il vero feeling. Il 3 marzo del 2002 l’allora premier Silvio Berlusconi è ospite del congresso leghista. Dopo l’intervento di Bossi, il Cavaliere sale sul palco a congratularsi. Il leader della Lega si sfila la giacca e si infila la maglietta con la scritta “Fermate il mondo, la Padania vuole salire”. Alla fine della convention Berlusconi parla di Forza Italia e della Lega come “di due alleati che si fidano uno dell’altro e che stanno insieme per realizzare un grande progetto”.

Nel 2007, quando viene arrestato un collaboratore di Tavaroli, il giornalista di Famiglia cristiana Guglielmo Sasinini rivela che tra i documenti che gli sequestrarono c’erano anche appunti sul presunto patto Berlusconi-Bossi: “70 miliardi dati da Berlusconi a Bossi in cambio della totale fedeltà”.

Passano gli anni e il feeling tra Carroccio e Silvio Berlusconi continua, non senza qualche divergenza di vedute. Ma è nel 2009 che iniziano i problemi. Bossi e i suoi sono sempre più insofferenti agli scandali che emergono su Silvio Berlusconi: prima Noemi, poi le escort di Tarantini, poi Ruby e le ‘Olgettine’. In mezzo la crisi nera e poi la rottura definitiva con Gianfranco Fini. Il Carroccio inizia ad essere insofferente, prima (e siamo nel 2010) inizia a chiedere elezioni subito, poi, minaccia la crisi di governo: “O si fa il federalismo o facciamo cadere il governo”. Tra i notisti politici inizia a serpreggiare la notizia che il Carroccio (inizio del 2011) stia facendo addirittura un patto con il centrosinistra: voi votate il federalismo, noi il giorno dopo che viene approvato, facciamo cadere il governo.

Ma alla fine l’alleanza regge, Bossi ha già sperimentato l’ancor minore feeling con la sinistra e anche questa volta si può scommettere che troverà il modo di farsi compensare da Berlusconi l’orgoglio ferito.