Assunta Almirante: “Fini kaputt, viva La Russa”. Scomunica e profezia sull’ex Capo

Pubblicato il 10 Agosto 2010 - 16:11 OLTRE 6 MESI FA

Assunta Almirante

Per Gianfranco Fini è arrivata la “scomunica”, impartita dalla “papessa” di quello che fu il Movimento Sociale Italiano, donna Assunta Almirante in persona. ‘Fini è bruciato, non lo voglio più vedere”. Così la vedova di Giorgio Almirante,  a lungo leader del partito neo fascista. Intervistata dal settimanale ”Oggi”, in edicola da mercoledì, stronca l’uomo e la sua politica.

”Gli umori del nostro popolo io li sento. In questi giorni ricevo centinaia di telefonate e il postino ha appena scaricato davanti a casa 500 lettere. Dicono tutti la stessa cosa. Fini non lo voglio più vedere. Dei nostri non lo voterà più nessuno”.

Donna Assunta fa anche un pronostico sulla successione a Fini come  ”delfino” ad honorem del marito: ”Vedo bene La Russa”. Dice di avere le idee chiare anche sulla questione della casa di Montecarlo: ”Fini non poteva non sapere e giocare allo scaricabarile non gli fa onore”.

Quanto alla proposta del ministro Matteoli che chiede di dividere il patrimonio di An, la signora Assunta replica:”Il patrimonio è del Msi è del suo popolo. Chi lo tocca dovrà vedersela con me”.

Con la “scomunica” il cerchio è completo: gran parte di quello che fu il Msi sceglie senza esitazioni Berlusconi. Donna Assunta se lo può permettere, non ha nulla da guadagnarci grazie alla sua età e alla sua storia che, nel bene e nel male, da Berlusconi prescinde. Si può trovare singolare questa neo abitudine italiana a mescolare i rapporti familiari con i precetti e i valori politici, questo irrompere di vedove, cognati, prime e seconde mogli nella vicenda pubblica. Certo è che Assunta Almirante non ha bisogno di rendere omaggio, “baciare la pantofola” a Berlusconi. Altra storia è quella dei La Russa, dei Gasparri, dei Matteoli. La loro identità e carriera politica sono tutte ampiamente intrecciate e debitorie nei confronti di Fini. Eppure le cronache raccontano che sono loro a spingere più di altri nel Pdl per la demolizione dell’ex capo e laeder. Per scelta politica ovviamente. Ma anche per qualcosa che attiene alla psicologia e al comportamento umano. Qualcosa che li spinge a correre a dimostrare la nuova fedeltà al nuovo capo vibrando il colpo più forte e più rapido. E’ un modo di essere umano, non di tutti gli umani.

In questa frenesia ex missima di vibrare il colpo definitiva e neanche tanto di grazia a Fini si inserisce la voce raccolta da Roberto D’Agostino e raccontata al “Corriere della Sera”. Dice l’animatore e la mente del sito Dagospia che “sarà l’inferno quando si avranno i risultati delle rogatorie”. Rogatorie, cioè richiesta di informazioni alla giustizia monegasca sulla identità dei compratori della casa dove ora abita in affitto Giancarlo Tulliani. Perchè un “inferno” dalle rogatorie? L’accenno, la “profezia” di D’Agostino allude con tutta evidenza ad una proprietà della casa, ad un acquirente che non sarebbe “terzo”, ma interno, familiare. Interno ad An o alla famiglia Tulliani. Allo stato non c’è nulla che avvalori o accrediti la profezia. Anzi, è difficile credere a tanta eventuale sfacciata protervia, anche da parte di un cognato disinvolto. Ma la profezia è stata lanciata, D’Agostino da qualcuno deve averla ascoltata. Se scommettete che la profezia sia stata pronunciata in qualche cena o telefonata romana da labbra di chi una volta stava nel Msi, allora scommettete praticamente sul sicuro.