Dalle auto blu alle Province, i tagli agli sprechi sempre annunciati e incompiuti

Pubblicato il 17 Maggio 2010 - 13:19 OLTRE 6 MESI FA

L’ultimatum del ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta è stato perentorio: entro il 15 giugno dovranno essere censite tutte le auto blu.

Il ministro, ricordano sul Sole-24 Ore Antonello Cherchi e Giuseppe Latour, vuole mettere ordine nel parco delle auto di rappresentanza per capire dove tagliare.

Ma il calcolo delle auto blu è sempre risultato impresa difficilissima, tentata sin dal 1991 e mai riuscita. Prima la legge del ’91, poi il decreto del ’94, infine la Finanziaria del 2005 hanno provato a mettere vincoli di spesa, ma sono tutti finiti in un nulla di fatto.

Un destino dimile è toccato alle Province. Sin dagli anni della Costituente, agli albori della Repubblica, si è discusso sulla reale utilità di questi enti intermedi tra le Regioni e i Comuni.

Lo scetticismo è tornato negli anni Settanta, all’indomani della partenza delle Regioni.

Nel 1997 è stata la volta della bicamerale di Massimo D’Alema, arrivata molto vicina ad una riforma, senza però completarla. Stessa sorte tra il 2005 e il 2008.

Nel luglio del 2009 il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli annuncia una “razionalizzazione”. Anche questa volta però le cose sono ferme. Addirittura il numero delle amministrazioni provinciali in questi anni è aumentato, fino ad arrivare alla ragguardevole cifra di 110 consigli con relativi presidenti, dipendenti e ovviamente… auto blu.

Allo stesso modo sono ancora vivi e vegeti un gran numero di enti dei quali ai più sfugge l’utilità. Si è iniziato a parlare della loro abolizione nel 1956, ma da allora si è fatto pochissimo.

L’ultima operazione di sfoltimento è stata promossa dall’allora premier Romano Prodi, che aveva individuato 11 enti da cancellare, indicando anche i criteri per allargare il taglio. Il progetto di Prodi non è stato realizzato allora, ma è stato ripreso da Calderoli.

Ma fino ad oggi, maggio 2010, i governi dello Stato italiano hanno lasciato le forbici nel cassetto.