Avvocatura dello Stato: “Se la Consulta boccia il lodo Alfano si rischiano le dimissioni di Berlusconi”

Pubblicato il 16 Settembre 2009 - 20:11| Aggiornato il 17 Settembre 2009 OLTRE 6 MESI FA

In vista dell’udienza del 6 ottobre  sul lodo Alfano l’Avvocatura generale dello Stato espone i rischi per il premier: se la Corte Costituzionale dovesse bocciare il lodo del guardasigilli, che sospende i processi per le quattro cariche più alte dello Stato, Silvio Berlusconi rischia le dimissioni.

In tal caso, scrive l’Avvocatura per conto della Presidenza del Consiglio, «ci sarebbero danni a funzioni elettive, che non potrebbero essere esercitate con l’impegno dovuto, quando non si arrivi addirittura alle dimissioni. In ogni caso con danni in gran parte irreparabili».

Secondo quanto scritto dall’avvocato dello Stato Glauco Nori nella memoria difensiva, il “lodo Alfano” è  in grado di coordinare due interessi: quello «personale dell’imputato a difendersi in giudizio»; e «quello generale, oltre che personale, all’esercizio efficiente delle funzioni pubbliche» svolte dal premier. Ma se la legge, definita«non solo legittima, ma addirittura dovuta», venisse bocciata dai giudici della Consulta, c’è il pericolo che si ripeta quanto accadde a Giovanni Leone quando lasciò anzitempo il Quirinale perché travolto dalle polemiche sullo scandalo Lockheed: «Talvolta – scrive l’avvocato Nori – la sola minaccia di un procedimento penale può costringere alle dimissioni prima che intervenga una sentenza ed anche quando i sospetti diffusi presso la pubblica opinione si sono dimostrati infondati».

«Sono rari – i processi penali che si concludono dentro il tempo di una legislatura (ancor di più, di un mandato di un Presidente del Consiglio dei ministri); di conseguenza quest’ultimo si trova esposto al rischio di subire per tutta la durata della carica i danni conseguenti. Se la legge fosse dichiarata costituzionalmente illegittima non sarebbe eliminato il pericolo di danno all’esercizio delle funzioni che, in quanto elettive, trovano una tutela diffusa nella Costituzione», continua Nori.