La B2 mobilita verso elezioni. Fini evoca un’altra Destra

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 6 Settembre 2010 - 15:36| Aggiornato il 7 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Bella ed efficace l’immagine del “Serpente e la Mangusta” che leggo di primo mattino su Blitz per descrivere la lotta tra Fini e Berlusconi. Volendo essere pignoli, manca il “Falco”, il rapace che se li può mangiare tutti e due, cioè Bossi. Come andrà a finire tra il Serpente e la Mangusta? Berlusconi e Bossi accetteranno, sia pur di chiara malavoglia, il “patto di legislatura”, cioè di continuare a governare per i prossimi tre anni con Fini terzo incomodo nella maggioranza? Accetteranno di pagare il prezzo di essere in tre a danzare o correranno il rischio di elezioni anticipate per buttare Fini “fuori dalle balle” come dice il leader della Lega? Scommessa libera, la prima “puntata” al Superenalotto della politica si raccoglie e misura già la prima sera del primo giorno dopo: Berlusconi e Bossi si vedono e provano a scegliere. Non tutto la prima sera, non tutto dipende da loro. Ma dalla prima sera si vedrà che aria tira. Anzi già si vede: Maroni che chiede di andare al voto subito è più di un presagio, già quasi un annuncio.

Gianfranco Fini arringa la piazza di Mirabello

Ci sto ancora pensando agli esiti, le movenze, i passaggi della lotta tra Serpente, Mangusta e Falco, le elezioni sì o no a primavera, gli schieramenti, le percentuali, le alleanze… quando, alle 13,36 del giorno dopo Mirabello, mi arriva un sms. Me lo invia un caro amico di vecchia data, uno che ha sempre non solo votato ma anche “pensato” a sinistra, un intellettuale, uno che a suo tempo la sociologia avrebbe definito un “borghese riflessivo”, insomma un moderato progressista di buone intenzioni e sentimenti e ottima cultura. Il testo del messaggio è: “Perché non possiamo dirci finiani?”. E allora capisco, pensando a che risposta dare alla domanda, che la questione non è “chi” vince ma “cosa” vince. Il Serpente e la Mangusta, con il robusto contorno del Falco, lottano e lavorano in e per un campo, un territorio, una tana e una preda che tutte si chiamano “destra italiana”. Qualcosa di grande e importante che riguarda e interessa da molto vicino me stesso, il mio amico, la sua domanda. Ma che non ci appartiene.

Fino a qualche tempo fa era in uso tra giornalisti politici reciprocamente porsi la domanda: qual è il titolo? Era esercizio di sintesi ma anche e soprattutto test di lucidità previsionale, qualcosa che avesse una scadenza e validità d’uso superiore almeno alle 12 ore. Ecco il titolo che avrei fatto per il Fini di Mirabello è: “Berlusconi, io la destra te la tolgo”. Capisco che sarebbe stato più immediato una cosa del genere: “Fini: La B2 (Bossi-Berlusconi) non farà più il comodo suo”. Ma alla lunga è il primo titolo quello che vale: di chi è, cosa è, cosa può essere e sarà la destra italiana? Se questa è la domanda, allora Fini parte molto svantaggiato.

Alla fine del suo discorso, mentre beveva un sorso d’acqua, gli tremavano le mani. I politici possono simulare molte cose, ma questo no. Questo era puro cocktail tra ansia, paura e orgoglio. Fini ha detto di cercare una destra, un popolo, una gente di destra per cui conta di più “ciò che è giusto” rispetto a “ciò che è utile”. Ha chiarito: “Prima di rivendicare un diritto, occorre riconoscere e assolvere un dovere”. Esiste una maggioranza di popolo e di gente così in Italia, esiste una maggioranza di popolo e di gente di destra italiana disposta davvero e pensare e a comportarsi così? Quella di Fini può anche essere retorica da comizio, non è necessario giurare sulla sua persona. Però la sua domanda è quella vera: esiste gente così, esiste in misura tale da poter essere la “gente di destra”? Esiste, tanto per dirla con Fini, la possibilità di un federalismo e di una società “equa e solidale” in un paese che a larga maggioranza di equo e solidale concepisce e tollera solo le banane?