Bagnasco: “Scuole come campi di rieducazione per abolire mamma e papà”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Marzo 2014 - 18:03 OLTRE 6 MESI FA
Bagnasco: "Scuole come campi di rieducazione per abolire mamma e papà"

Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, la Conferenza dei vescovi italiani (LaPresse)

ROMA, 24 MAR – “Le scuole” stanno diventando dei “campi di rieducazione” per abolire mamma e papà: così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana, ha aperto il consiglio della Cei.

La lettura ideologica del ‘genere’“, ha dichiarato Bagnasco, è oggi “una vera dittatura“, che “vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei ‘campi di rieducazione’, di ‘indottrinamento’. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione?”

Secondo Bagnasco la famiglia è “disprezzata” sul piano culturale e “‘maltrattata’ sul piano politico”:

Essa è “non di rado rappresentata come un capro espiatorio, quasi l’origine dei mali del nostro tempo, anziché il presidio universale di un’umanità migliore e la garanzia di continuità sociale”. Invece  la famiglia “è un patrimonio storico e plurale del nostro Paese, offrendo un servizio pubblico seppure in mezzo a grandi difficoltà e a prezzo di sacrifici imposti dall’ingiustizia degli uomini: ingiustizia che i responsabili fanno finta di non vedere pur sapendo – tra l’altro – l’enorme risparmio che lo Stato accantona ogni anno grazie a questa peculiare presenza”, afferma il presidente della Cei nella prolusione al Consiglio episcopale permanente. “È in questo orizzonte che riaffermiamo il primato della persona, e quindi la tutela che si deve ad ogni persona specialmente se in situazione di fragilità – contro ogni forma di discriminazione e violenza”, aggiunge.

Non sono le buone leggi che garantiscono la buona convivenza – esse sono necessarie – ma è la famiglia, vivaio naturale di buona umanità e di società giusta”, sottolinea il presidente della Cei.

Il bambino oggi è “sempre più aggredito: ridotto a materiale organico da trafficare, o a schiavitù, o a spettacolo crudele, o ad arma di guerra, quando non addirittura esposto all’aborto o alla tragica possibilità dell’eutanasia. Ciò grida vendetta al cospetto di Dio”. Così il card. Angelo Bagnasco in apertura del Consiglio Cei.

E’ una visione iperindividualista all’origine dei mali del mondo, tanto all’interno delle famiglie quanto nell’economia, nella finanza e nella politica”. Di fronte a questo, il presidente dei vescovi proclama la “grande e convinta” attenzione della Chiesa “a tutto ciò che corrompe la mente e il cuore, rende smarrita e confusa la persona sulla sua identità, sul valore della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla nascita, dalla crescita alla piena maturità, dal declino fino alla morte naturale”. “Seminare e codificare errori su queste realtà – lamenta Bagnasco – fa incerti e fragili i rapporti, alimenta diffidenze in chi si trova nel bisogno e nella dipendenza, rende individualista la società. Tutto ciò è la premessa – forse prevista e voluta – perché i più forti e senza scrupoli possano manipolare e piegare persone e Nazioni ai propri interessi”. “Bisogna andare contro la corrente di un individualismo scellerato che – applicato ai vari campi dell’esistenza privata e pubblica – porta a camminare sulla pelle dei poveri, a non aver tempo di fermarsi accanto alle moltitudini ferite sulla via di Gerico”, aggiunge il presidente della Cei.

Contro la crisi “è necessario incentivare i consumi senza ritornare nella logica perversa del consumismo che divora il consumatore”.

Ma è “altresì indispensabile – aggiunge – sostenere in modo incisivo chi crea lavoro e occupazione in Italia, semplificando anche le inutili e dannose burocrazie”.

“Auspichiamo che il nuovo Governo – con la partecipazione convinta e responsabile del Parlamento – riesca a incidere su sprechi e macchinosità istituzionali e burocratiche, ma soprattutto a mettere in movimento la crescita e lo sviluppo, in modo che l’economia e il lavoro creino non solo profitto, ma occupazione reale”, dice il card. Bagnasco

Se non si velocizzano i processi e non si incentiva, si scoraggia ogni intrapresa vecchia e nuova. Ormai – ricorda Bagnasco -, sono passati più di sei anni dall’inizio della grave crisi economica, che chiede un prezzo altissimo al lavoro e all’occupazione. In modo speciale – aggiunge -, si riversa come una tempesta impietosa sui giovani che restano, come una moltitudine, fuori della porta del lavoro che dà dignità e futuro”.

La riforma del Vaticano, per una Chiesa più povera.

Se “Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà”, come ha scritto papa Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima 2014, “a questo stile divino la Chiesa deve continuamente guardare in quel percorso mai concluso di conversione del suo modo di essere tra gli uomini”, afferma Bagnasco nella prolusione al Consiglio Cei. “È con tale spirito che anche noi continueremo il compito di revisione dello Statuto, dopo la prima tappa dell’ultimo Consiglio Permanente di gennaio. In quei giorni abbiamo sperimentato ancora una volta la passione e la responsabilità per la nostra amata Conferenza, ed abbiamo esaminato con puntuale attenzione e metodo il ricco materiale pervenuto dalle Conferenze Episcopali Regionali”.