Attesa per i ballottaggi. Se il Pdl perde predellino 2 e primarie?

Pubblicato il 30 Maggio 2011 - 13:31 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sei milioni di italiani al voto nella due giorni di ballottaggi. L’affluenza è in calo ma il test è probante per la salute delle coalizioni, per le ambizioni dei singoli partiti e per l’affermarsi di nuovi protagonisti della scena politica. Ma gli sguardi sono rivolti tutti a Milano e a Napoli: lì se Pisapia mantiene il vantaggio sulla Moratti e De Magistris compie il miracolo, potrebbero decidersi le sorti del governo nazionale. Pochi minuti dopo la chiusura dei seggi alle 15, le prime proiezioni potrebbero sancire che la batosta amministrativa è in realtà uno schiaffone politico. Nel Pdl sono pronti al d-day. Le mani avanti il premier le ha già messe (“qualunque cosa succeda il governo reggerà”).

Il partito di maggioranza relativa ha però già imboccato la strada della “rivoluzione”. Intanto subito un “predellino 2”, la convocazione degli Stati Generali che sempre segue un restyling. Una rifondazione totale, il partito rivoltato come un calzino e ritorno allo spirito originario, quello dei sogni e dei miracoli italiani. La chiave di volta sarebbe un partito organizzato con le primarie. Primarie stabilite per legge come indicato, nero su bianco, nella proposta di legge di Augello e Quagliariello. Tant’è che su questa idea si sono agganciati il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni ma anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Il primo, assicura qualcuno nel Pdl, sarebbe pure pronto, qualora precipitassero le cose, a dimettersi dalla carica, e a scendere in campo. Chissà, ipotesi vero, ma di fatto, in caso di “sconfitta bruciante – ammette una fonte Pdl – ci vorrà uno scossone”. Argomenti che il premier conosce bene, da qui l’idea di un profondo cambiamento, che riguarderebbe perfino l’ex ministro Sandro Bondi destinato, pare, a una possibile candidatura alla direzione de “Il Giornale”.

Nel campo opposto, si spera che Napoli e Milano siano solo l’inizio della fine del potere berlusconiano. Nonostante i due candidati di punta non siano espressi direttamente dal Pd, si scommette su un piano di rilancio a tappe per arrivare al governo del Paese. Il clima è di fiducia, quasi di entusiasmo. Il Bersani doppio di Crozza che dialoga con il suo imitatore imperversa su internet.  Si coglie un ottimismo contagioso: oltre Milano e Napoli la conquista di Cagliari e Trieste farebbe saltare il tavolo. E avvierebbe immediatamente una fase costituente con l’Udc di Casini. Con il “twit” di due giorni fa, in cui il leader dell’Udc parlava di “grande avvicinamento” tra i partiti delle opposizioni, Bersani ha trovato conferma della bontà delle sue tesi. “Siamo sulla strada giusta”, risponde a chi gli chiede conto dei suoi progetti sul fronte delle alleanze. La strategia non è cambiata, anzi si va rafforzando di ora in ora. E l’architrave dei piani di Bersani resta “l’apertura di una fase costituente”. Poi se tutto andrà come previsto inizieranno subito i problemi, tipo spiegare a Vendola e Di Pietro che dire fase costituente significa tagliare le ali e muoversi al centro. Con una vittoria sarà più facile, visto che i gol li hanno segnati proprio le ali?