Bossi annuncia la “marcia sugli sportelli”. Fassino diceva: “Abbiamo una banca”

di Lucio Fero
Pubblicato il 14 Aprile 2010 - 16:29| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Umberto Bossi e Alberto da Giussano

In consiglio regionale del Friuli Danilo Narduzzi, capogruppo della Lega, ha proposto che nei Pronto Soccorso degli ospedali ci siano dei dipendenti pubblici addetti e pagati ad un nuovo lavoro: segnalare alla polizia i clandestini che arrivano per farsi curare. Se i medici non lo fanno, argomenta Narduzzi, dovrebbero essere gli impiegati a farlo. Qualcuno sarà d’accordo, in nome del principio per cui sbattere fuori i clandestini val bene organizzare e pagare una piccola e solerte rete di “spie pubbliche”. Qualche altro sarà contrario rilevando nell’iniziativa crudeltà e razzismo. I più archivieranno la proposta come l’ultima di una lunga serie di eccentricità, provocazioni, esagerazioni più o meno utili o innocue della cultura e del governo leghisti. Scivolerà via sulla pelle del cittadino comune come acqua che presto si asciuga anche questa proposta, in nome del “in fondo non mi riguarda”.

Chissà se accadrà altrettanto riguardo al programma, all’impegno, alla rivendicazione pronunciata ad alta e orgogliosa voce dal leader leghista Umberto Bossi. Ha detto: “Metteremo uomini nostri ad ogni livello nelle banche del Nord, la gente ci chiede di prenderci le banche e noi lo faremo”.

Sono forse passati due anni, forse anche meno da quando un leader del Pd fu inchiodato davanti alla pubblica opinione da una frase pronunciata al telefono, intercettata e poi resa nota. Piero Fassino parlava della Bnl e tutta Italia più o meno giudicò sconveniente l’idea stessa che un politico, un partito volesse una banca “sua”.

Sconveniente non per il galateo o le buone maniere, sconveniente per il capitalismo, le imprese, l’economia. Non era questione di forma quella rimproverata a Fassino, era questione di sostanza: una banca di partito, di un partito era il contrario di una sana economia, di una finanza affidabile ed efficiente.

Un paio di anni dopo l’umore nazionale è cambiato. Bossi può dire senza danno e scandalo quel che Fassino sussurrava. Bossi può fare della “presa delle banche” un programma e un annuncio. Ai tempi di Fassino Confindustria fece osservare come la banca di partito era una intollerabile “mano morta” sulla corretta erogazione del credito. Una banca di partito finanzia infatti solo e a condizioni di favore chi è vicino oppure in qualche modo ripaga quel partito. Davanti ai suoi sportelli imprenditori e artigiani non sono tutti uguali, dipende anche e soprattutto dagli interessi di partito finanziarli o no. Ai tempi di Fassino giornali ed economisti liberali spiegarono che la banca di partito era veleno per il corretto capitalismo, per il mercato.

Ai tempi di Bossi invece tutto tace: imprenditori, aziende, botteghe artigiane, organizzazioni di categoria non vedono e non segnalano più alcuna distorsione del mercato. Sono tutti pronti a convivere con le banche di partito. Perché Bossi vince e governa ma soprattutto perché il capitalismo e il mercato appaiono in fondo poca e trascurabile cosa rispetto alla garanzia di protezione che la Lega promette. Non è la prima volta nella sua storia che il ceto imprenditoriale italiano vende la sua primogenitura per un piatto di lenticchie. Lo ha fatto ai tempi del fascismo, accettando i vantaggi del protezionismo economico. Lo aveva fatto prima del fascismo accettando una industrializzazione assistita. Lo ha fatto durante i decenni finali della seconda Repubblica accettando il dilatarsi del debito pubblico e “rifinanziandosi” con le svalutazioni della moneta.

Non erano proprio così “sfacciate” ma le banche di partito erano quelle che erogavano credito clientelare al Sud. Alla banca di partito la “borghesia” italiana in fondo c’è sempre stata, forse per questo non prova nessun brivido quando ascolta l’annuncio della marcia leghista sugli sportelli. In fondo mercato, concorrenza, e credito senza famiglie di appartenenza in Italia sono sempre state cose “straniere”. E Bossi non è mai stato così italiano come quando annuncia e reclama la lottizzazione, anzi l’occupazione delle banche da parte dei partiti politici.