Beppe Grillo: “Povero Paese, Napolitano non condanna Pdl e invece riceve Alfano”

Pubblicato il 13 Marzo 2013 - 13:47| Aggiornato il 28 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ”Povero Paese dove un presidente della Repubblica invece di andare in prima serata in televisione a condannare un atto eversivo di portata enorme come la triste sfilata di parlamentari negli uffici giudiziari, riceve Alfano (ex ministro della Giustizia…) al Quirinale il giorno dopo”. Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog.

Ma non solo Napolitano. Quasi come fosse una poesia, Grillo fa una sorta di decalogo “del nostro caro povero paese”. Un povero Paese dove, comincia Grillo, “deputati e senatori della Repubblica si umiliano in gruppo per il loro padrone e occupano un tribunale della Repubblica senza che nessuno intervenga, senza il minimo pudore. Come faranno a guardarsi in faccia? Dove nel dopo elezioni si discute solo di alleanze, di poltrone, di cariche, di spartizioni e non di economia, di lavoro, di soluzioni ai problemi quotidiani”.

Quindi Grillo parla dei media italiani. “Povero Paese con l’informazione peggiore (di gran lunga) dell’Occidente che usa il suo potere per infangare chiunque voglia il cambiamento, la trasparenza, la pulizia morale. Povero Paese dove da vent’anni non esiste opposizione, ma un inciucio alla luce del sole, con un pdmenoelle incapace di pronunciarsi immediatamente sull’attacco alla magistratura di Milano, loro che volevano smacchiare i giaguari”.

Quindi Grillo parla di Mps, legge elettorale e parlamento:

Povero Paese dove il Monte dei Paschi di Siena è scomparso dall’informazione, il più grande scandalo economico della Repubblica relegato in una nota a piè pagina.

Povero Paese dove nessuno si prende la responsabilità dello sfascio economico e morale, non il pdl, non il pdmenoelle, non le istituzioni, non le authority che dovevano vigilare, sembra che l’Italia sia stata governata da fantasmi. Un Paese senza colpevoli.

Povero Paese dove sui giornali e sulle televisioni dei partiti la verità è stravolta, il boffismo è consuetudine, e nessun organismo internazionale, a iniziare dalla UE si sente in obbligo di intervenire.

Povero Paese dove la legge elettorale è in mano ai partiti che la usano, la modificano, la stravolgono per la loro convenienza e non per dare una vera rappresentanza ai cittadini.

Povero Paese dove il governo si è sostituito per un decennio al Parlamento (formato da “nominati” dai segretari di partito dopo un osceno mercato delle vacche) e legifera a colpi di decreti legge.

Povero Paese, che si dice democratico, dove le leggi popolari, come Parlamento Pulito, non sono neppure discusse e i risultati dei referendum ignorati.

Povero Paese in ostaggio degli interessi di tanti, di troppi, ma non del popolo italiano.

Ora siamo a una svolta. Gli italiani lo hanno capito.