Beppe Grillo. Parlamento morto: Mussolini style rende debole un allarme giusto

Pubblicato il 11 Giugno 2013 - 07:37 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo

Beppe Grillo

La definizione, da parte di Beppe Grillo, del Parlamento come “tomba maleodorante” ha fatto scattare i nervi a molti, anche se molte delle cose che Beppe Grillo ha detto sono più che condivisibili. Che il Parlamento conti sempre meno nel processo decisionale pochi lo sanno o lo enfatizzano, ma con una serie di riforme dei regolamenti sempre più il Parlamento è stato privato del suo potere a favore del Governo. Cioè esattamente quello che Beppe Grillo sostiene.

Le parole di Beppe Grillo hanno però fatto scattare un flash nella memoria di Claudio Tito: quel che disse Benito Mussolini 90 anni fa, quando minacciò di trasformare quella “aula sorda e grigia” in un “bivacco” per i manipoli di camicie nere. Per questo, un aspro rimprovero e una altrettanto aspra critica sono mossi a Beppe Grillo da Claudio Tito su Repubblica.

Ovviamente, avverte Claudio Tito,

“il paragone tra il capo del Movimento 5 Stelle e il dittatore fascista è soprattutto un paradosso. E del resto nelle parole scriteriate dell’ex comico c’è un inconsapevole paradosso che impedisce un confronto autentico con un precedente tanto inquietante.

“Eppure quando un leader politico – e Grillo è un leader politico – si esprime in pubblico o in piazza, come è quella virtuale del suo blog, non può fare a meno di soppesare bene le parole che sta usando. La politica non è il palcoscenico in cui si recita una gag”.

Quasi seguisse un copione cui si sono attenute in questi giorni anche persone che più o meno meritatamente (dal punto di vista elettorale), occupano posizioni grande eminenza, Claudio Tito sostiene che

“paragonare le Camere ad una tomba, invocare la chiusura del Parlamento, ossia il simbolo e l’espressione più alta di ogni democrazia, significa insultare in primo luogo tutte le moderne conquiste di libertà”.

Se uno legge bene quel che ha scritto Beppe Grillo, non può che dare ragione a lui e che a esagerare un po’ sono i suoi avversari.

Certo,  alcune parole di Beppe Grillo sanno tanto di Mussolini, e questa è purtroppo la derivata eversiva e neo fascista del Movimento 5 Stelle che disturba. Sono parole, sottolinea Claudio Tito, che ricordano

 “il discorso letto dal Duce proprio alla Camera nel 1922: «Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangarlo e costituire un governo di soli fascisti»”.

Però è una esagerazione, una provocazione, in un contesto di cose vere anche se svuotate un p’ di credibilità dalle urla esagerate.

Beppe Grillo, sostiene Claudio Tito,

  1. “appare sempre più allergico al confronto. I suoi obiettivi, anzi, prescindono dal dialogo con chiunque non la pensi a suo modo. Ignora il dissenso all’interno del suo Movimento, minaccia espulsioni, addita al pubblico ludibrio chi prova a contraddirlo. Metodi che fanno tornare alla memoria episodi drammatici.
  2. “Del resto ogni qual volta, qualcuno tenta di prendere le distanze, ecco che parte il suo ukase. Lo ha fatto – in modo davvero contraddittorio – anche di recente rinnegando i suoi due candidati al Quirinale. Stefano Rodotà e Milena Gabanelli sono stati prima promossi come competitor “anti-partiti” per la corsa al Colle. Poi, non appena hanno mostrato la loro autonomia intellettuale, sono stati brutalmente scaricati. Il leader del M5S non sopporta dunque alcun tipo di divergenza”.

Cnclusione:

“La lezione che gli italiani hanno impartito a Beppe Grillo alle ultime amministrative – quelle in cui a suo giudizio hanno votato soprattutto i cittadini di serie B – evidentemente non ha lasciato alcun segno. Ha dimezzato nel giro di due mesi i voti raccolti a febbraio. Aver messo nel surgelatore della politica il25% per cento di elettori non ha funzionato”.

Ci sono anche spiegazioni meno metapolitiche. Beppe Grillo ha preso una marea di voti promettendo il salario di cittadinanza e poi li ha persi perché non ha onorato l’impegno.

Il salario di cittadinanza è abbastanza una sciocchezza e forse sarebbe meglio raccomandare a Beppe Grillo non di

“andarsi a rileggere Voltaire («Non sono d’accordo con te ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee»)”

se mai l’ha letto già un volta, ma di fare una ricerca di quel che è successo negli Usa con i sogni della grande società di John Kennedy e Lyndon Johnson, che avevano reso reso preferibile l’ozio al lavoro, con tutto quello che è successo negli Usa fino all’arrivo di Bill Clinton.