Berlusconi annuncia il piano carceri: “modello Abruzzo”, subito 20.000 posti in più

Pubblicato il 12 Ottobre 2009 - 08:58 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

«Realizzare in meno di due anni prigioni civili per 20.000 posti»: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha scelto la festa del Pdl di Benevento per un nuovo annuncio su come contrastare l’emergenza carceri nel nostro Paese.

Secondo il premier, infatti, grazie all’aumento dei posti negli istituti di pena,  l’ Italia «tornerà ad essere uno Stato civile». L’ argomento, ha spiegato Berlusconi, sarà definito mercoledì 14 ottobre insieme con il ministro della Giustizia Angelino Alfano.

Come affermato  più volte nelle sue visite nelle zone abruzzesi devastate dal terremoto, per le carceri sarà adottato lo stesso modello di ricostruzione, quello che, a sei mesi dalla tragedia ha portato alla consegna delle prime 47 case.

Il piano, dopo numerosi annunci cui non ha fatto seguito una fase attuativa, per i sindacati è ancora una chimera.  Pochi giorni fa, rispondendo alla Commissione Giustizia della Camera, il Capo del Dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria Franco Ionta, nominato commissario straordinario per l’edilizia, aveva affermato che «per un piano edilizio che permetta di stabilizzare il sistema e creare 17-18 mila posti detentivi in più, ci sono costi rilevanti orientativamente intorno a 1 miliardo e 600 milioni di euro».

Il premier, invece, ha rilanciato parlando di 3000 posti in più. L’ impegno di spesa, stando agli addetti ai lavori, dovrebbe aggirarsi sui 2 miliardi di euro. Nel gennaio scorso, quando Alfano illustrò gli obiettivi del piano, fu detto che gli interventi avrebbero seguito tre filoni: la costruzione di nuove strutture, la realizzazione di padiglioni da annettere alle strutture esistenti, la ristrutturazioni delle strutture vecchie e fatiscenti.

Le indiscrezioni circolate in questi giorni indicano una novità rilevante: sei o sette strutture “leggere” da realizzare da nord a sud nelle grandi aree metropolitane destinate ad ospitare gli arrestati e detenuti con pene di lieve entità. Le carceri ‘leggere’ avranno 400-500 posti e sorgeranno nelle città in cui è maggiore il flusso di detenuti in entrata e in uscita.

L’ altro punto qualificante è che il progetto non riguarda solo l’ edilizia ma ridisegna la “filosofia” del sistema penitenziario prevedendo un intervento per adeguare il personale con 5000 nuovi agenti. Più che aumento di organico, si tratta di rimettere a posto le cose visto che l’ organico della polizia penitenziaria è fissato per legge a 45.121 unità e oggi gli agenti in servizio sono all’ incirca 40 mila.

Nel nominare Ionta commissario, Alfano spiegò che il governo avrebbe attinto ai fondi della “Cassa delle ammende”, (su cui giacciono circa 170-180 milioni di euro destinati a progetti di reinserimento dei detenuti), alla «corsia preferenziale che consente l’accesso ai fondi previsti dal decreto anticrisi» e «al ricorso a finanziamenti privati».

Lo scorso maggio la questione è stata discussa da Alfano con il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e il presidente dei Costruttori (Ance) Paolo Buzzetti. È scettico Leo Beneduci, segretario dell’ Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria: «Dove troverà il Governo i soldi per realizzare il piano e gli agenti per adeguare gli organici?. Sull’ organico c’ è un fraintendimento di fondo: delle 5000 unità in meno il 60% è dovuto a carenze relative a concorsi interni e non ad assunzioni dall’ esterno. Ci vorrebbe un aumento netto di organico, fermo al 1992, quando i detenuti erano circa 35.000».