L’armistizio di Casini, Berlusconi tra cautela, dubbi e fiducia

Pubblicato il 22 Novembre 2010 - 11:35 OLTRE 6 MESI FA

Sulla tentazione prevale la cautela, almeno per il momento. Di fronte alla tregua proposta da Pierferdinando Casini il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sceglie di prendere tempo. Possibile, anzi probabile, che il Cavaliere decida di tenere tutto fermo fino al 14 dicembre, giorno del voto verità alla Camera. Dopo, se il governo sarà ancora in piedi, se ne potrà parlare anche perché, a quel punto, Berlusconi potrebbe sedersi al tavolo in posizione di forza maggiore.

Scrive Carmelo Lopapa su Repubblica, che il premier continua a ritenere prioritario l’asse con Umberto Bossi e che il senatur, di Casini al governo, non vuol sentir parlare. Per il momento, quindi, non se ne fa nulla anche se continuano le trattative per portare il Pdl in quota di maggioranza attraverso “l’acquisto” di deputati.

“La linea ufficiale – scrive Lopapa –  è non chiudere le porte, la batteria delle dichiarazioni dei dirigenti Pdl, da Cicchitto a Gasparri a Napoli, è all’insegna dell’apprezzamento. Ma niente più di quello”. Anche perché sulla solidità dell’alleanza con la Lega, Berlusconi comincia ad avere qualche dubbio. Saranno gli inviti di Bossi a dimettersi, saranno gli apprezzamenti di Roberto Maroni a Tremonti premier. Qualcosa è cambiato e, allora, un Casini “amico” potrebbe tornare prezioso. “Non ho ancora capito se quello di Pier è un gioco tattico oppure no — è il ragionamento del Cavaliere secondo La Repubblica— In ogni caso, è un discorso che si può aprire solo dopo il 14 dicembre. Una volta che avrò incassato la fiducia, se Casini vorrà dare una mano, allora ne parleremo”.

Anche perché Berlusconi, di problemi da risolvere ne ha prima di tutto all’interno del Pdl, a cominciare dal caso Carfagna.  Casini, insomma, può attendere. Anche perché l’asse con Gianfranco Fini non sembra in discussione: “Il mio invito andava nella stessa direzione di quello di Gianfranco, che pochi giorni fa lanciava un appello alla responsabilità”. Non a caso, spiega Lopapa, “dentro Fli le parole di Casini non hanno destate allarme, Fini e Bocchino le hanno commentate in un tranquillo pranzo domenicale con le famiglie in un circolo del tennis romano. Il capogruppo alla Camera resta convinto che sia stato un «passaggio tattico, ispirato dagli ambienti di cui Pier deve tener conto», nient’altro. «Si illude chi pensa che sia cambiato qualcosa tra Fini e Casini — spiega Carmelo Briguglio — c’è un’alleanza strategica per il presente e per il futuro, non ripeteremo l’errore di dividerci»”.