Fini rispolvera il Berlusconi bis, ma il Cavaliere non molla: gioco a ruoli invertiti

Pubblicato il 19 Novembre 2010 - 09:45 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi

Uno aspetta il “giorno del giudizio“, il 14 dicembre, e non vuole andarsene da Palazzo Chigi, l’altro lo sta testando con l’idea di non volere presentare la mozione di sfiducia. Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini cambiano strategia, uno bracca l’altro, ma a ruoli invertiti: se davvero il leader di Fli deciderà di non sfiduciare il premier con i suoi, il Cavaliere resterebbe a Palazzo Chigi. Questo converrebbe anche all’ex alleato.

Il fondatore di Alleanza nazionale vuole logorare l’avversario, ma fa un passo indietro: prima chiedeva le dimissioni, ora cerca la mediazione. Ha ceduto, dicono alcuni, ha paura di perdere i suoi e cerca di ricucire lo strappo per dare magari l’appoggio a un Berlusconi bis. A che prezzo per il Cavaliere? Sebbene sembra abbia detto: «I miei figli si sono rotti le scatole, vorrebbero che mollassi tutto. Anche perché dicono che sto danneggiando le aziende», di sicuro Berlusconi non ha intenzione di guidare un governo di minoranza e anche la sua spalla leghista, Umberto Bossi, ha già fatto capire cosa c’è nell’aria: «Se alla Camera non avessimo molti voti, sarebbe un problema governare, specie con i tempi che arrivano, con la crisi economica…».

I due combattenti comunque non mollano e Berlusconi non vuole farsi schiacciare da Fini. Ieri il leader di Fli ha mandato un appello al presidente del Consiglio per «onorare l’impegno con l’agenda di governo» con il suo messaggio sulla crisi e sulle preoccupazioni per l’economia del Paese, facendo pubblicamente vedere il suo appoggio al Quirinale. «Faccio un appello alla massima responsabilità. In primis a chi ha avuto l’onore e l’onere di governare e deve onorare quell’impegno attraverso una agenda di governo. Vedremo nei prossimi giorni quello che accadrà», ha detto Fini in un video per il Cavaliere. Prova a mediare ma vorrebbe mandarlo e un colloquio con Gianni Letta sarebbe indicativo. L’argomento era il cinema. Il sottosegretario avrebbe detto a Fini che non ha tempo per andarci e il presidente della Camera gli avrebbe fatto capire “presto ne avrai”.

Secondo il segretario Pd Pierluigi Bersani «sulla legge di Stabilità Fini non ha potuto muoversi. Ma a ridosso del dibattito sulla fiducia credo presenterà un documento. Dovrà dare un segnale al movimento che ha messo su, altrimenti…».

Fini però ha voluto fugare i dubbi: «L’interpretazione autentica delle mie parole è facile: tutti, come ha detto anche il premier, hanno il dovere della massima responsabilità. Vale ovviamente per Futuro e libertà, ma in primo luogo vale per il premier, per quel che farà fino al 13 dicembre e per quel che dirà in Parlamento in quella occasione».

Eppure Fli, anche se non vuole darlo a vedere, è in difficoltà e i “militanti” aspettano, ma mostrano i muscoli lo stesso:  «Aspettiamo una risposta da Berlusconi fino al 13, poi faremo quel che va fatto. Se Berlusconi non farà alcun tipo di apertura, alla fine certo che voteremo la sfiducia», ha detto Adolfo Urso.

Ma i finiani hanno capito che il 14 dicembre è vicino, manca un mese, eppure è ugualmente lontano: Berlusconi in 25 giorni potrebbe prepararsi a una contromossa e riprendere in mano la situazione così da garantirsi la continuità a Palazzo Chigi.