Fisco, voto e alleanze: Berlusconi all’esame Bossi

Pubblicato il 6 Giugno 2011 - 09:17 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi (Foto LaPresse)

ROMA – La sconfitta della maggioranza, il voto anticipato, la legge elettorale e la manovra economica. Questi gli argomenti che affronteranno oggi Tremonti, Bossi e Berlusconi che si troveranno ad Arcore, insieme ad un pezzo di stato maggiore leghista, compreso il “Trota” Renzo, figlio di Umberto, e al nuovo segretario del Pdl, Angelino Alfano.

Si discuterà certamente del nuovo ministro della Giustizia da nominare al posto di Alfano e per qualcuno non è tramontata l’ipotesi che possa andare alla Lega, che punterebbe anche alla poltrona di vicepremier. Continueranno poi tutti a confrontarsi su una riforma del fisco che non arriva nei tempi che Berlusconi vorrebbe e che è complicata dall’obbligo di una manovra finanziaria che l’Italia ha già garantito all’Unione Europea.

Ma dopo la batosta alle amministrative l’incontro che comincerà di Arcore sarà certamente molto difficile. Per Berlusconi, che domenica ad Arcore si diceva “preoccupato” per lo stato della maggioranza, è una questione di sopravvivenza. Berlusconi però sa che uno strappo con la Lega potrebbe rivelarsi fatale.

E quindi nei primi punti dell’agenda per il rilancio che gli uomini del Carroccio porteranno ad Arcore, c’è proprio lo stop alla politica di “aggressione fiscale”, quella delle ganasce e della lotta spietata all’evasione, per intendersi, che ha portato alla mezza rivolta degli imprenditori di Treviso di qualche giorno fa. “Quella è gente nostra, ha già minacciato che non ci vota più, non possiamo voltar loro le spalle” ripete da giorni Bossi.

Ma un Berlusconi indebolito dalla sconfitta elettorale e incalzato sul fronte interno dal pressing pidiellino sulla successione, sa bene che in questa partita con Bossi si gioca la propria sopravvivenza politica. Sa che dietro l’angolo potrebbe esserci la richiesta da parte dell’alleato di cedere il testimone, alla prossima tornata elettorale. Allora ecco la mossa per non farsi “strappare” da Bossi: dare a un leghista il ministero della Giustizia.