Berlusconi, il bunga-bunga e le telefonate. Ruby fa litigare Procura e Questura. Emilio Fede parla di un premier “sereno ma amareggiato”

Pubblicato il 31 Ottobre 2010 - 18:40| Aggiornato il 1 Novembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

La festa di Ognisanti non si preannuncia serena e di raccoglimento religioso per il primo ministro Silvio Berlusconi, nell’occhio del ciclone Ruby.

Mentre il mondo della politica si dilania sul tema governo tecnico o no, avendo tutti precipitosamente e saggiamente abbandonato, con pretesti vari, la via delle elezioni anticipate, due delle massime istituzioni preposte alla tutela dell’ordine pubblico a Milano, la Questura e la Procura della Repubblica, si stanno tirando addosso verbali e brogliacci, lacerati da un tema centrale per i milanesi come le telefonate di Berlusconi in soccorso di una (aggettivo vietato trattandosi di minorenne) tunisina di 17 anni

La lite tra Procura e Questura è centrata sul permesso dato o non dato dalla Procura per l’affido di Ruby all’ex igienista dentaria diventata consigliere regionale grazie a san Silvio Nicole Minetti.  “Ruby doveva andare in comunità”, dice la Procura; “Non è vero, la minorenne è stata affidata a Nicole Minetti con il consenso del pubblico ministero”, incalza la Questura controreplicando. Le prese di posizione sono state tre, la terza, nella serata di domenica, per ribadire, da parte del pm, che il consenso non era stato dato.

Lo scontro tra le istituzioni speriamo non troppo assorbite solo da questioni di prostitute si è riflesso anche sui due principali quotidiani italiani. Repubblica ha sempre tenuto la linea della Procura. Domenica mattina titolava: “Ecco i falsi della Questura”, lunedì mattina: “Pm dei minori: “Nessun accordo, basta bugie”.  Domenica il Corriere della Sera riportava:  “Il rapporto del Questore, le telefonate furono due” e teneva per quasi tutto il giorno la linea della Questura. Solo la sera l’edizione online del Corriere metteva nel titolo la nuova presa di posizione del pm, ma sempre con il controcanto della Questura: “Ruby doveva andare in comunità/ È quanto disposto dal pm di turno la notte del fermo della minorenne. La Questura: «Sull’affido ci fu accordo»”.

L’edizione del Corriere in edicola lunedì mattina prende invece le distanze dalla Questura con un articolo di Andrea Galli, il cui titolo suona così: “Il giallo dell’affido della ragazza/ C’era posto quella sera in quattro comunità: non furono contattate”.

Torniamo alla Ruby story.La marocchina al centro prima dell’ultimo scandalo made in Arcore, fatto di regali e bunga-bunga, è stata portata in Questura per furto a maggio. Sulla vicenda ci sono due versioni. Proviamo a ricostruirle.

Numero uno: ci fu una telefonata alle ore 23, sembra di Silvio Berlusconi, e Ruby fu affidata a Nicole Minetti, consigliere regionale Pdl, “con il consenso del magistrato” alle ore 2 di notte. Questo sostiene la Questura di Milano. Nel comunicato viene specificato che quella notte, tra il 27 e il 28 maggio, furono effettuati “accertamenti volti a reperire prontamente un posto disponibile presso una Comunità di accoglienza. Gli stessi durante la notte sono risultati infruttuosi. Essendo presente in Ufficio il Consigliere Regionale Minetti, veniva informato il Magistrato di turno presso il Tribunale per i Minorenni il quale, preso atto della certa identificazione della minore, acconsentiva a che la stessa fosse affidata al Consigliere Minetti. Tanto risulta anche dalle annotazioni e dagli atti inviati il 24 giugno 2010 alle AA.GG. competenti dalla Questura, con cui si dà conto dell’episodio in argomento e di altri successivi riguardanti la medesima minore. Dell’intera procedura seguita il 27 ed il 28 maggio, il Tribunale per i Minorenni di Milano da’ peraltro atto in un decreto di affidamento datato 30 giugno 2010”.

Secondo la Questura, oltre alla telefonata di Silvio Berlusconi ce ne fu una seconda: esattamente un’ora dopo la chiamata del premier al capo di gabinetto della questura di Milano, il caposcorta richiamò il funzionario di polizia. “Voleva essere informato dell’evoluzione della vicenda, chiedeva ulteriori chiarimenti. Come risulta dalla relazione di servizio trasmessa dal questore Vincenzo Indolfi al Viminale, «gli fu risposto che erano ancora in corso accertamenti, come da indicazioni provenienti dal tribunale dei minorenni»”, spiega il Corriere della Sera.

Poi c’è la ricostruzione del magistrato che di fatto smentisce e controbatte di avere disposto la collocazione in comunità. Di turno c’era il pm dei minori di Milano Annamaria Fiorillo e, quando Ruby venne fermata e portata in Questura,avrebbe dato disposizione affinché la ragazza venisse collocata in una comunità protetta in attesa dell’intervento del Tribunale per i minorenni.

Quella sera il pm Fiorillo, contattato più volte dalla Questura, “dispose innanzitutto di compiere accertamenti su chi fosse la ragazza, sprovvista di qualsiasi documento di identità. Documento che, nonostante le ricerche nell’appartamento che la giovane aveva detto di aver condiviso con l’amica che l’ha poi denunciata, non venne trovato. Vennero però prese le impronte di Ruby e si riuscì a risalire ai suoi dati anagrafici e a scoprire anche che il responsabile di una comunità in provincia di Messina dove doveva trovarsi, aveva denunciato la sua scomparsa. Vista la situazione il pm quella notte allora decise che la ragazza dovesse essere protetta e quindi collocata in una comunità”, fanno sapere in un comunicato all’Ansa.

Com’è andata allora? Sembra che il magistrato più tardi venne avvisato che era arrivata una telefonata con cui si avvertiva che la ragazza era la nipote di Mubarak e che sarebbe arrivato a prenderla un “consigliere ministeriale presso la presidenza del Consiglio dei Ministri”,  come risulterebbe scritto negli atti.

Ma dal pm dei minori Annamaria Fiorillo è arrivata una smentita rispetto alle ricostruzioni dei quotidiani: sostiene che non diede l’autorizzazione all’affido della ragazza alla consigliera regionale Nicole Minetti.  Secodo questa versione, il pm Fiorillo, contattato più volte dalla polizia, non solo non diede il via libera alla consegna della ragazza a Nicole Minetti, ma, a differenza di quanto sostenuto in una nota della Questura, non raggiunse mai alcun accordo circa l’affido della giovane alla consigliera, e non lo avrebbe raggiunto nemmeno nel caso fosse arrivata negli uffici di via Fatebenefraterlli una copia dei documenti di identità.

Secondo la tesi della Procura, al magistrato, che comunque aveva disposto la collocazione della ragazza in una struttura protetta e, qualora non ci fosse stato posto, di trattenerla in Questura, dopo l’identificazione di Ruby non sarebbe mai nemmeno arrivata una telefonata per chiederle l’autorizzazione ad affidare la minorenne alla consigliera Minetti.

Intanto le cronache registrano una giornata intensa di lavoro domenica ad Arcore per il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che sabato notte, dopo aver assistito all’incontro di calcio Milan – Juventus, ha cenato al ristorante Giannino insieme a Emilio Fede, Adriano Galliani e altre persone.

Il direttore del Tg4 racconta all’Ansa: “Oggi non l’ho sentito so che aveva intenzione di non muoversi da Arcore”. Ieri notte invece Berlusconi è rimasto alzato fino a tardi per una serata che, ha raccontato il direttore, lo ha risollevato e messo di buon umore.

”Quando è entrato al ristorante almeno 200 persone lo hanno applaudito con calore – ha riferito Fede – e nella sala vicina c’era una tavolata con numerose belle ragazze che si sono avvicinate per salutarlo”. ”Al nostro tavolo eravamo una quindicina e il presidente ha parlato soprattutto di politica”, ha riferito il direttore del Tg4. ”L’ho trovato sereno, pacato nelle sue riflessioni, ma anche molto amareggiato per come si è sentito trattato dai giornali e anche dalla televisione”.

”Per quel che riguarda me – ha poi aggiunto Fede, che è stato coinvolto nella vicenda di Ruby – sono più che tranquillo, anche se continuo a leggere di essere indagato mentre a me non risulta nulla”.