Berlusconi/ Con Silvio, Piersilvio & Marina & Luigi, tutti contro Franceschini: Ottimo padre, siamo orgogliosi, pensi ai suoi figli

Pubblicato il 28 Maggio 2009 - 07:42 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi ha ribaltato nel corso della serata di mercoledì una giornata che non era stata molto buona per lui e mentre seguiva dalla tribuna d’onore i gol della finale tra Barcellona e Manchester United poteva tirare un respiro di sollievo gli effetti dell’autogol del suo principale oppositore del momento, il segretario del Pd Dario Franceschini.

Franceschini aveva detto: «Alle italiane e agli italiani vorrei rivolgere una semplice domanda: fareste educare i vostri figli da quest’uomo? Chi guida un Paese ha il dovere di dare il buon esempio, di trasmettere valori positivi».

Con una serie di comunicati alle agenzie di stampa i figli di Berlusconi, di primo e secondo letto, dicevano, con parole leggermente cambiate, la stessa cosa: Silvio è un buon padre, come si permette Franceschini di parlare così, avessero i suoi figli un padre come il nostro. Nessuno di loro ha preso un telefono in mano per chiamare un giornale, fosse anche il Giornale di famiglia, per dire con parole sue l’indignazione per l’attacco del Pd, così che il suono dell’indignazione di un comunicato scritto da qualche valente professionista non è quello di uno che ti dice: «Ma va…». Si sa però che i ricchi non dicono, ma fanno dire, e i figli dei ricchi non sono da meno.

Spontanea o coordinata, la reazione dei figli di Berlusconi ha comunque fatto effetto, tanto da costringere Franceschini alla retromarcia: “Non ho mai espresso, né lo farò, alcun giudizio su di lui e la sua famiglia. Ho parlato di valori che un uomo pubblico deve trasmettere al paese”, un po’ come quando Berlusconi ne tira una e poi l’ufficio stampa di Palazzo Chigi corre a rettificare, chiarire, smentire.

Spingendo l’affondo elettorale sul piano della famiglia, Franceschini ha fatto uscire dall’angolo in cui era finito.Sul caso Noemi nessuno di casa si era sentito di difendere Berlusconi, anzi proprio la seconda moglie Miriam Veronica Bartolini Lario è quella che ha messo in moto tutto lo scandalo. Ma trasformare una colpa morale precisa e specifica (e possiamo convenire che i figli di un uomo di 75 anni che passa il tempo libero con delle minorenni qualche imbarazzo possono anche provarlo) nel simbolo dell’abiezione di un uomo cui nessun italiano affiderebbe i propri figli per essere educati, ha provocato la più o meno immediata reazione di quei figli che da quel padre non solo hanno avuto una buona educazione, ma un patrimonio ingente, un lavoro eccellente, cioè il sogno di ogni ragazzo e ragazza oggi in Italia e nel mondo.

La giornata aveva avuto inizio un po’ maluccio per Berlusconi, con la diffusione in Italia, attraverso i siti internet, di un duro commento del quotidiano finanziario inglese Financial Times, che aveva portato la critica a Berlusconi non sul piano privato, ma su quello politico. Poiché di un personaggio politico si sta parlando, sull’apetto politico delle sue azioni va mantenuto il fuoco delle nostre lenti critiche. Mentre l’Italia si appassiona al numero delle vergini che renderebbero meno cupe e solitarie  le ore di riposo del primo ministro, è in corso una partita politica che può trasformare le regole del gioco, politico, senza modificare la costituzione: un tentativo portato avanti con ogni mezzo, politico, per trasformare l’Italia in una repubblica presidenziale di fatto, liberando l’azione di governo dai vincoli di quelle leggi che sono state pensate proprio per sottoporre quell’azione a un controllo democratico.

Infatti il Financial Times paragona Berlusconi a Benito Mussolini, un paragone un po’ forzato, dal quale lo stesso giornale inglese recede, ma certamente imbarazzante, almeno presso una parte dell’elettorato moderato. Si sono avuto nella stessa giornata articoli su Berlusconi di altri giornali, l’inglese Independent, lo spagnolo Pais, che hanno avuto l’effetto di tante piccole bombe nelle acque dello stagno della politica italiana. E che siano acque un po’ chiuse e un po’ stagnanti lo conferma in fondo la reazione provocata da quegli articoli. Se Repubblica o il Corriere della Sera paragonassero Brown a Stalin o Zapatero a Franco, nessuno in Inghilterra o in Spagna gli  darebbe molto peso. Da tempo immemorabile, invece, quel che scrivono i giornali stranieri fa presa da noi. Alcuni mesi fa, per un attacco del New York Times all’Italia, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, trovandosi a New York, si sentì in dovere di andare a giustificare l’Italia con il giornale.