Berlusconi in crisi politica. Il professor Crainz su Repubblica: “Frenate sulla giustizia e spaccature nella maggioranza”

Pubblicato il 25 Ottobre 2010 - 10:55 OLTRE 6 MESI FA
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Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi sta vivendo un periodo di declino politico: in un articolo pubblicato su Repubblica, il professor Guido Crainz (docente di Storia Contemporanea) ha detto che il premier “nel giro di poche ore ha dovuto registrare una durissima battuta d’arresto”. Berlusconi, ha spiegato Crainz, “aveva posto al centro una forte accelerazione sul terreno della giustizia, preannunciando una riforma già pronta e rispolverando sin la legge-bavaglio”, ma “l’ineccepibile intervento del Presidente della Repubblica ha posto in nuova evidenza alcune implicazioni di fondo e al tempo stesso l’arrogante imperizia anticostituzionale del Lodo Alfano”.

Proprio dopo la votazione al Senato sul Lodo Alfano (con i finiani che avevano appoggiato il goveno) sembrava per un attimo che anche gli “scissinisti” del Pdl si fossero “ammorbiditi”: invece, sottolinea Crainz, “Gianfranco Fini ha poi ribadito quella posizione di fermezza che per un attimo era sembrata meno limpida e intransigente (e l’incertezza aveva provocato diffuse proteste nella sua stessa area)”.

Tra l’altro Berlusconi deve affrontare anche i problemi interni alla sua stessa maggioranza, che, evidenzia Crainz, “era sembrata quasi dissolversi in mille rivoli e tensioni”. I problemi interni al Pdl (ad esempio “il vacillare dei tre coordinatori e il disorientato vagare degli ex colonnelli di An”) hanno messo ancora più in evidenza “la prepotente solidità del polo leghista e l’accresciuto decisionismo di Giulio Tremonti (l’unico che può prefigurare un “dopo Berlusconi”: di qui i primi cenni di insofferenza del premier nei suoi confronti)”.

Tra gli altri “insuccessi” di Berlusconi, Crainz cita queello del “ministro per un giorno” Aldo Brancher, e la “protezione parlamentare garantita ad un indagato per camorra come l’ex sottosegretario Nicola Cosentino”. O anche “la scelta di Paolo Romani, vicino a Mediaset, per la sostituzione di Claudio Scajola”.

In altre parole, dice il docente “l’appannarsi della leadership di Berlusconi ha fatto emergere sempre di più i contorni del ceto politico che in essa ha cercato legittimazione e potere. E quella leadership ha la sua residua forza nella fragilità delle alternative, interne o esterne al centrodestra, più che nel consenso reale del Paese: ce lo ricordano i dati stessi del suo ultimo successo, alle regionali di qualche mese fa. Con un “non voto” giunto al 40% del corpo elettorale — sommando astensioni, schede bianche e nulle — ha scelto il Popolo della Libertà il 16% degli italiani con diritto di voto: uno su sei”.

Conviene dunque, afferma Crainz, “interrogarsi meglio sul sostanziale incrinarsi dell’egemonia berlusconiana. Non sembra dovuto, per la verità, ad una più ampia e prorompente indignazione sul terreno dell’etica privata e pubblica: difficile attenderselo, del resto, in una società che in questi anni ha visto diffondersi semmai l’indifferenza, se non l’estraneità, alla legalità e alle regole del vivere collettivo. Il declinare della credibilità del premier sembra connesso piuttosto al crescere di insicurezze e di delusioni, e al progressivo franare del terreno che ne aveva costituito la base di partenza: la capacità di sostituire la rappresentanza con la rappresentazione”.

Crainz spiega dunque quest’ultimo concetto: “Di proporre una narrazione rassicurante, anche se evanescente e fittizia. Nei primi anni novanta, inoltre, la personalizzazione stessa della sua proposta politica sembrava rispondere in qualche modo ad umori reali, provocati dal crollo della “prima repubblica”. Trovava alimento nelle reazioni a una “partitocrazia” sempre meno tollerabile. Oggi quella personalizzazione mette a nudo più che in passato le sue ragioni private e la sua incompatibilità con un orizzonte di regole. Più ancora: la rottura stessa delle regole — che inizialmente parve una risorsa ad ampi settori sociali, attivati dalla promessa di un “nuovo miracolo” — amplifica oggi solo incertezze, inquietudini e paure”.