Berlusconi dice: “Zaia premier”. Ma lui: “E’ una manfrina”. Salvini: “Basta zizzanie”

di redazione Blitz
Pubblicato il 27 Febbraio 2017 - 20:14 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Silvio Berlusconi lancia Luca Zaia come possibile candidato premier. Ma lui liquida l’endorsement con un “basta manfrine”: “Noi un candidato della Lega lo abbiamo già ed è Matteo Salvini“. E il leader del Carroccio non nasconde la sua irritazione: “Vuol mettere zizzania”.

La querelle ha inizio con le attestazioni di stima mal riposte del leader di Forza Italia: “Se non potrò tornate in campo – ha detto Berlusconi a Notizie Oggi su Canale Italia – il centrodestra dovrà trovare qualcuno al suo interno. E secondo me il governatore del Veneto Luca Zaia si sta comportando molto bene. Dico Zaia o qualcun altro in grado di emergere e convincere tutti”.

Ma la reazione del nominato è abbastanza fredda: “Basta con sta manfrina – risponde Zaia al termine del Consiglio federale della Lega – Amministrare una Regione non è una questione semplice ma di impegno quotidiano e di credibilità. Pur apprezzando la dimostrazione di stima, questa storia sta penalizzando i veneti perché quando si va a trattare qualcosa la sensazione è che ci sia sempre un retropensiero”.

E mette in chiaro: “Per me resta una manfrina, per quanto riguarda la Lega abbiamo già un candidato, che è Matteo Salvini”. “Lasciateci, lasciatemi governare in pace – ha concluso – Per me oggi la strategia è di portare i veneti al referendum per l’autonomia”.

Salvini però non è certo rimasto a guardare.

Salvini però qualche irritazione l’ha mostrata. “Se qualcuno pensa di mettere zizzania nella Lega facendo nomi, ha sbagliato a capire – scandisce – Perché, a differenza degli altri, noi siamo una squadra”.

A proposito di una ipotesi di listone del centrodestra già a partire dalle prossime Comunali, ha aggiunto: “I minestroni non ci piacciono. Se si parla di un polo identitario che dice prima gli italiani sono pronto a ragionarci”.

Nel corso della conferenza stampa, l’assessore ligure Edoardo Rixi ha specificato che la strada del listone “non è perseguibile” neanche a Genova, perché ridurrebbe a soli 40 candidati una sfida che ha riportato la città “contendibile” alla sinistra.