Die Welt: “Berlusconi il padrino 4”

Pubblicato il 14 Luglio 2012 - 16:07 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi (LaPresse)

BERLINO –  ”Il padrino 4”, così il quotidiano tedesco die Welt, apre un articolo su cui campeggia la foto di Silvio Berlusconi.

“Può  esserci un’Italia senza Berlusconi, chiede il giornale nel sottotitolo? ”Al momento sì. Ma il Cavaliere vuole tornare al potere. E un uomo come lui, che nel resto di Europa viene chiamato volentieri anche il ‘padrino’, ovviamente non lo dice personalmente. Lo lascia dire: ‘Si’ Berlusconi è il candidato premier’, ha spiegato il suo capogruppo”.

Berlusconi è ancora ”un peso massimo’ della politica italiana, continua die Welt, che sottolinea come in questi ultimi mesi lo scenario non si sia affatto rinnovato. L’ex premier ”e’ molto amato soprattutto fra gli italiani con un basso livello di istruzione e fra le donne sopra i 50 – si legge -. E in questi tempi di crisi si presenta come una figura carismatica e paterna a cui si perdonano passi falsi e scandali”. Die Welt torna sui ”molti scandali” che hanno travolto l’ex premier, fra cui i processi fondati sull’ipotesi che abbia avuto ”rapporti sessuali con prostitute minorenni”. Solo la pressione dell’ue ha pero’ a un certo punto avuto l’effetto di fare spazio al governo tecnico attuale.

”Il fatto che Berlusconi possa ancor oggi presentarsi come il leader naturale del centrodestra – scrive il giornale ampliando l’orizzonte delle sue critiche – dimostra quanto poco la classe politica abbia utilizzato questi mesi per rinnovarsi. Il segretario del Pdl Angelino Alfano non è riuscito a darsi il profilo di un leader e anche a sinistra c’è ancora Pierluigi Bersani che da molti elettori non viene considerato all’altezza della ledaership. Inoltre i partiti di centro non sono riusciti a offrire una alternativa ai due blocchi”. Intanto ”la discussione su un ritorno di Berlusconi nella politica minaccia di innalzare la sfiducia da parte dei mercati”. ”Una campagna elettorale contro la politica del risparmio – è la conclusione – danneggerebbe drammaticamente la credibilità del Paese”.