Berlusconi, un discorso per far cadere il governo e andare al voto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Agosto 2013 - 10:40 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi, un discorso per la fine del governo e nuove elezioni

Silvio Berlusconi (Foto Lapresse)

ROMA – Continua la escalation di notizie terribili dal campo di Silvio Berlusconi, che minaccia una crisi di governo. Come abbiamo già scritto, è possibile che si tratti solo di un ricatto per influenzare il voto del Pd nella Giunta per le elezioni del Senato che dovrà decidere se Berlusconi, condannato a quattro anni di carcere (di cui solo nove mesi da scontare) dovrà essere dichiarato decaduto dal Senato in base alla legge Severino contro la corruzione. Se il governo cade non si va alle elezioni e il Pd potrebbe aprire a Beppe Grillo. In questo caso Berlusconi e le sue tv non avrebbero vita facile.

A sua volta il presidente del Consiglio, Enrico Letta, fa sapere di non avere paura, e tira fuori ipotesi di alleanza con il Movimento 5 Stelle che è assai improbabile. Punta alla riforma elettorale, da fare anche con un accordo con Grillo.

 

Sulla Stampa Ugo Magri anticipa il discorso che Berlusconi starebbe preparando. Un discorso che, scrive Magri, “farà saltare il banco in Senato”. Si tratta di un intervento contro le “toghe rosse” di Magistratura democratica. Il fulcro del discorso, secondo quanto riporta la Stampa, sarà “l’uso politico della giustizia“.

Scrive Magri:

Berlusconi presenterà se stesso quale vittima di quella corrente, addirittura come un martire idealmente accomunato nella persecuzione all’altro personaggio che provò a difendersi in Parlamento con un «j’accuse» a 360 gradi, cioè Bettino Craxi. I più anziani evocheranno paragoni con altri discorsi, cominciando da quello che Benito il Duce pronunciò al teatro Lirico di Milano prima di Salò e di Piazzale Loreto. Ma comunque sempre di crepuscoli fiammeggianti si tratta, non certo di mesti congedi dalla politica come quello cui si acconciò Forlani, citato quale buon esempio da Napolitano in quanto seppe scontare con umiltà e in silenzio la condanna ai servizi sociali. Perché a far uscire di senno il Cavaliere è proprio la prospettiva che vent’anni di dominio sulla scena italiana e di celebrità mondiale possano essere archiviati «con una sentenzina burocratica» della Cassazione, ai suoi occhi indegnamente chiamata a fare da spartiacque tra il prima e il dopo Berlusconi…

Anche Liana Milella, su Repubblica, ricostruisce il pensiero di Berlusconi, tutt’altro che conciliante:

“È una decisione politica, non tecnica. Ma sappiano già da ora che un minuto dopo il voto in giunta, io faccio cadere il governo, non tengo bordone a chi si presta a una clamorosa violenza delle regole giuridiche. Vadano pure con Grillo, il governo durerà poco, già vedo il voto a febbraio-marzo e lì si vedrà chi sono io”.

Oltre al contenuto del discorso, sottolinea la Stampa, conterà il momento in cui verrà pronunciato: subito dopo il voto della Giunta per le elezioni. Secondo Magri è quasi certo che il 9 settembre la Giunta chiederà all’aula di sancire la decadenza di Berlusconi. La sua reazione, se sarà così “sfrontata” come quella annunciata dalla Stampa, renderà insostenibili le larghe intese. I ministri del Pdl si dimetteranno e finiranno governo e legislatura.

L’unica speranza per i “falchi” del Pdl è di mettere le mani sul nastro dell‘intervista del giudice Antonio Esposito (presidente del collegio di Cassazione al processo Mediaset) rilasciata al Mattino. Quel nastro, secondo il Pdl, dimostrerebbe la tesi di Berlusconi, secondo cui si è trattato di un “processo politico”.

Il fondatore del Pdl punta ad elezioni anticipate, convinto di vincere. Sottolinea Milella su Repubblica:

Non gli importa nulla di poter essere candidato perché tanto farà campagna elettorale lo stesso. “Il mio popolo non mi tradirà e questa volta mi darà la piena maggioranza”. A quel punto, non ci saranno più problemi. Via con la riforma della giustizia, della Consulta, del Csm, del sistema disciplinare, via l’azione penale obbligatoria, puniti i magistrati che parlano coi giornalisti, via la legge Severino. Nei progetti di Berlusconi la questione della decadenza diventa solo l’occasione per precipitare Letta nella botola: “Se lo ricordi, un minuto dopo il voto in giunta lui dovrà lasciare Palazzo Chigi…”.

Intanto Letta punta alla nuova legge elettorale, come spiega Francesco Bei su Repubblica. Il “violantellum” di Luciano Violante prevede un doppio turno di coalizione in un sistema elettorale proporzionale con voto di preferenza e soglia di sbarramento al 5%. Il premio di maggioranza spetterebbe solo a chi raggiunge il 45%, altrimenti si va al ballottaggio tra i primi due partiti o coalizioni.

Questo sistema piace a Scelta Civica e di Sel, ma non a Grillo, che parrebbe più favorevole al vecchio sistema uninominale del Mattarellum.

A Berlusconi, invece, la questione legge elettorale non interessa. Ma, sottolinea Bei,

questa insistenza di Enrico Letta sulla riforma elettorale ha fatto alzare le antenne. Dopotutto arriva dopo che già Napolitano, in quella nota in cui escludeva le elezioni anticipate, aveva chiarito che “è essenziale procedere con decisione anche a una rapida revisione della legge elettorale”. Il timore è che il capo dello Stato e il premier, continuando a sventolare l’urgenza di una riforma elettorale, stiano in realtà facendo balenare davanti al cancello di Arcore lo spettro di una nuova maggioranza.