Berlusconi sul film Draquila: non capisco come fanno a darmi del tiranno. Bondi: la Guzzanti fa propaganda

Pubblicato il 13 Maggio 2010 - 11:07 OLTRE 6 MESI FA

La locandina del film Draquila

Berlusconi non ci sta e respinge al mittente le accuse di ‘assoggettamento’ dell’Italia contenute nel documentario Draquila di Sabina Guzzanti, presentato al festival di Cannes. Lo spunto per parlare della pellicola in concorso è stato offerto da un imprenditore nel corso della cena offerta ieri sera dal premier a palazzo Grazioli. A proposito dell’importanza dell’immagine dell’Italia nel mondo, anche per la promozione turistica, uno dei presenti ha colto l’occasione per ricordargli come qualcuno all’estero lo dipinga come un dittatore.

Un implicito riferimento alla pellicola della Guzzanti a cui Berlusconi ha prontamente replicato con un ragionamento che alcuni dei presenti hanno così riassunto: come è possibile darmi del tiranno? Il premier in questo paese, avrebbe ragionato Berlusconi, ha solo un potere di convincimento basato sulla propria autorevolezza, non ha poteri paragonabili a quelli di altri leader europei. E poi, ha aggiunto, basta guardare la la televisione per rendersi conto che la maggior parte delle trasmissioni, molte delle quali targate Rai, hanno come unico bersaglio il sottoscritto e il governo con l’unico risultato di danneggiare l’immagine del paese.

Parla di Draquila anche il ministro Bondi, che ha deciso di non partecipare al festival di Cannes in polemica con il film della Guzzanti. Sul film dice che «è un prodotto di propaganda che strumentalizza e trasforma le sofferenze dei cittadini dell’Aquila in uno strumento di lotta politica». In due interviste rilasciate al Tempo e al Giornale, dichiara che «esiste un cinema italiano di qualità che ha saputo e sa esprimere con talento le criticità, le contraddizioni, i sentimenti del nostro Paese e se uno avesse la bontà di analizzare la recente produzione italiana si accorgerebbe che le storie raccontate rappresentano solo e in modo ossessivo la società in disgregazione, la famiglia in rovina le relazioni più difficili e insensate senza neppure quella pietà e ironia che avevano fatto grande la commedia degli Anni Sessanta”.

Il ministro poi invita i registi italiani «chic e glamour» a trarre esempio dal cinema americano, capace di «rinnovare ogni volta il genere epico», riferendosi alla pellicola di Clint Eastwood, Invictus. «Liberi gli autori di chiedere le mie dimissioni, libero io di non andare a Cannes per rendere omaggio a una pellicola che ha la sola qualità artistica di dileggiare l’Italia e gli italiani», ripete il ministro rispetto alla polemica dei 100 autori che ieri hanno espresso solidarietà a Sabina Guzzanti.