Berlusconi: “Non voglio pensare se Letta fallisce…”

Pubblicato il 25 Aprile 2013 - 18:07| Aggiornato il 16 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

DALLAS – “Non voglio nemmeno pensare a un fallimento di Enrico Letta“. Silvio Berlusconi è lontano da Roma, dove Enrico Letta, premier incaricato, sta tentando di formare un governo. E’ lontano dalle trattative ma segue comunque l’evoluzione delle vicende romane. Ecco cosa ha detto Berlusconi a Massimo Gaggi del Corriere della Sera:

Enrico Letta dice che non vuole fare un governo a tutti i costi. E se fallisce? Teme le dimissioni di Napolitano? «Non voglio nemmeno pensare all’ipotesi di un fallimento. Abbiamo bisogno di un governo che faccia. E subito. L’economia è in condizioni terribili. Non gestisco più direttamente aziende, ma sono pur sempre un imprenditore e sento le voci dei miei colleghi, vedo quello che sta succedendo nelle imprese. Sono in trincea, sono disperati. Leggete anche voi le notizie dei suicidi. Dobbiamo agire per rianimare l’economia».

È circolata la candidatura Schifani per la Giustizia, ma è forte anche l’ipotesi della Cancellieri. C’è un vostro veto? Avete detto che non volete più ministro tecnici.

«Di ministri parleremo dopo, prima viene il programma. Comunque sulla Cancellieri non c’è nessun veto. Si figuri, l’ho nominata io prefetto di Bologna».

Ha parlato con Letta?

«Sì e a lungo, appena mi sono alzato. Ma con Gianni, non Enrico. Ho sentito anche Alfano. E Confalonieri, col quale mi sono lamentato di un dolorino a un ginocchio. Meglio così, mi ha risposto, alla nostra età se quando ti alzi non ti fa male qualcosa, vuol dire che sei morto. Scherzi a parte, sentirò Enrico più tardi, credo durante le cerimonie alla Bush Library».

Pare che Letta stia lavorando a un compromesso sull’Imu: no alla restituzione della tassa già versata, ma sì alla cancellazione di quella di quest’anno, finanziando l’intervento con un’emissione di titoli di Stato decennali. Le pare accettabile? I suoi otto punti sono irrinunciabili?

«Non dipenderà da una singola misura, ma dall’equilibrio complessivo degli interventi che verranno decisi. Deve essere una manovra che convince gli italiani che li stiamo portando fuori dalla spirale recessiva, che dà loro fiducia, che li spinge a tornare a spendere e a intraprendere. Noi abbiamo presentato sei disegni di legge per il lavoro e per ridare slancio alle imprese. Possiamo fonderli in un unico provvedimento, una specie di decreto salva-Italia». Non è questione di cose irrinunciabili, ma bisogna fare cose urgenti per l’economia. E quelle che proponiamo sono state già discusse con le varie categorie: industriali, artigiani e gli altri. Poi, certo, ci sono anche i punti istituzionali: la giustizia e la riforma costituzionale, a partire dal semipresidenzialismo. La riforma elettorale e il rafforzamento dei poteri del premier che ora ha le mani legate, non può nemmeno cambiare un ministro».