La carica delle “16 colombe” Fli-Pdl: alla proposta di pace Fini dice no, Berlusconi apre

Pubblicato il 11 Dicembre 2010 - 12:59 OLTRE 6 MESI FA

A giudicare dalla reazioni contrapposte il “lodo delle colombe” ha fatto segnare un punto a favore di Berlusconi. I sedici parlamentari di Fli e Pdl che proponevano un accordo tra Fini e il premier ha di fatto spaccato il fronte futurista: Fini giudica l’iniziativa tardiva, i “falchi” del partito bocciano qualsiasi trattativa e Casini si chiama ufficialmente fuori dalle beghe interne della maggioranza. Berlusconi invece accoglie l’invito.

Questi i fatti. In sedici (sei futuristi e dieci pidiellini), nella mattinata di sabato, hanno unito gli sforzi e prodotto un documento inviato ai due contendenti. Obiettivo, ambiziosissimo, la pace e la fiducia votata anche dal Fli il 14 dicembre.

”E’ nostra convinzione – scrivono i 16 “pacifisti” – che si debba procedere, una volta acquisita la disponibilità di Berlusconi e di Fini, ad avviare un confronto sui contenuti di questo documento, superando lo scoglio del voto di fiducia attraverso la non partecipazione dei parlamentari di Futuro e Libertà al voto del 14 Dicembre”.

Le ‘colombe’ dei due partiti (per Fli ci sono Moffa, Digilio, Catone, Patarino, Polidori e Siliquini, per il Pdl Augello, Allegrini, Amato, Cursi, Ferrara, Saro, Tofani, De Angelis, Murgia e Saltamartini) chiedono di intavolare un confronto su ”tre tavoli di maggioranza” per discutere dei ”temi della riforma costituzionale ed elettorale, sulle materie economiche e fiscali e su una nuova possibile articolazione del centrodestra”.

Nello specifico le tre questioni riguardano: la riforma elettorale e la conservazione del premio di maggioranza in favore della coalizione vincente, vincolato però al conseguimento di una percentuale di almeno il 40% dei suffragi e all’interno di una riforma costituzionale che contempli l’elezione diretta del premier da parte dei cittadini; l’apertura di una stagione di concertazione, destinata a recepire le intese già maturate tra le parti sociali; ed infine il superamento del clima di scontro nel centrodestra, valutando la possibilità di dar vita ad un patto federativo o comunque fissando regole condivise e garanzie reciproche.

Berlusconi accoglie l’invito. D’altra parte rifiutare significa diventare l’artefice della rottura e questo ruolo a Berlusconi non piace: che Fini si prenda le sue responsabilità se si arriva alla spaccatura finale. ”Ho già avuto modo di valutare positivamente l’appello del senatore Augello e dell’onorevole Moffa e d’altra parte, in occasione del dibattito in Parlamento del 29 settembre, avevo riconosciuto il Fli come componente della maggioranza. La successiva rottura non è stata certo una mia iniziativa. Nella futura azione di governo terremo certo in considerazione le questioni poste dal documento Confindustria-Parti Sociali facendo in modo di coniugare il rigore con la crescita auspicabile”. Berlusconi sottolinea: ”Dopo il voto di fiducia del 14 dicembre contiamo di portare avanti le principali riforme istituzionali (poteri del Premier, riduzione dei numeri dei parlamentari, superamento del bicameralismo) e di affrontare il nodo costituito dalla modifica della legge elettorale, fermo rimanendo il bicameralismo e quindi il premio di maggioranza”.

Poi, Berlusconi osserva: “Bisogna vedere quanto i moderati che stanno in questo movimento saranno capaci di farsi ascoltare dai vertici”. Si capisce che ora Berlusconi ha dalla sua 6 finiani con cui trattare e non sono pochi in vista del 14 dicembre. I due portavoce delle ‘colombe’ Moffa e Augello rispondono: ”Prendiamo atto delle dichiarazioni positive del presidente Berlusconi. Non rimarremo quindi con le mani in mano. Nelle prossime ore saremo al lavoro per approfondire la discussione negli organi di partito e nei Gruppi Parlamentari del Fli e del Pdl”.

Ed ecco che, alla fine della fiera, la lettera ha di fatto acuito la rottura del fronte Fli: Fini la giudica un’iniziativa tardiva, superata dalle stesse parole pronunciate questa mattina da Silvio Berlusconi. E aggiunge: ”Una cosa è certa. Il gruppo di Futuro e libertà non si divide. Voteremo compatti la sfiducia sia alla Camera che al Senato”.

Stessi toni dai “falchi” futuristi, che si mostrano piuttosto agguerriti: ”Nessuna trattativa con Silvio Berlusconi. E’ un dovere civico. E patriottico. Perche’ l’Italia ha bisogno di altro. Ha bisogno di fare finalmente un passo avanti. Ed entrare nel futuro”. Lo scrive Filippo Rossi su Ffwebmagazine, il direttore del periodico online di Fare Futuro, la rivista vicina a Gianfranco Fini.

Il capogruppo Fli alla Camera, Italo Bocchino, si mostra invece piuttosto cauto: ”L’iniziativa è lodevole, ma dai toni di stamani di Berlusconi mi sembra manchi un elemento essenziale e cioè la disponibilità di Berlusconi, che si sente già in campagna elettorale, a ricostruire il centrodestra originario di cui facevano parte le anime moderate che sono state espulse: dall’Udc a Fli, dall’Mpa ai Liberal democratici”.

Insomma se l’intesa salta è perché Berlusconi non vuole. Ma se accetta? ”Non mi sembra ci siano al momento le condizioni per modificare la nostra posizione”, risponde Bocchino. E, conclude, ”ho forti dubbi che nelle prossime 48 ore possano emergere elementi di novità”.

Casini taglia corto: ”E’ un documento che non è rivolto a me. E’ rivolto a Fini e Berlusconi e credo che sia giusto che rispondano loro e non io”.