Berlusconi avverte Fini ed ex di Forza Italia: “No a correnti nel Pdl”

Pubblicato il 6 Luglio 2010 - 21:33 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi durante il discorso di Fini alla direzione nazionale del Pdl

Ultimo avvertimento di Silvio Berlusconi, a Gianfranco Fini ma anche ai suoi: nero su bianco, dopo un vertice a Palazzo Grazioli al quale non hanno partecipato gli ex colonnelli di An Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa, in una nota il premier alza il cartellino giallo e ammonisce: ”Il Pdl è nato come movimento popolare, espressione diretta degli elettori, per amalgamare tutte le tradizioni politiche del centrodestra e per sconfiggere così la vecchia partitocrazia e la vecchia logica delle correnti, da qualunque parte provengano”.

Un richiamo che serve al Cavaliere intanto a far pulizia in casa sua (mettendo al bando tutte le fondazioni che sono strumento di lotta di potere: dall’ultima Gelmini-Frattini giu’ per li rami) ma che è anche un chiaro ammonimento al Presidente della Camera: si lavora dentro al Pdl, tutto si fa dentro il recinto del partito, chi pensa di avvalersi di proprie fondazioni o associazioni per far percorsi paralleli o guerre di successione si mette fuori, perchè il Pdl è nato per amalgamare, non per frazionare, è nato per battere la vecchia partitocrazia e certo non per far ingrassare quelle correnti che pure Fini una volta arrivò a definire ”metastasi”. Il Presidente della Camera legge in tempo reale le agenzie battute al termine del vertice di Palazzo Grazioli ma per ora non si pronuncia.

è chiaro che la breve nota chiama in causa il cofondatore ed il difficile rapporto tra Berlusconi-Fini, che per il giornale di famiglia del premier, stando all’odierno fondo di Vittorio Feltri, si risolverà a breve ”con un gesto clamoroso” del Cavaliere, senza contraccolpi su governo e maggioranza e con l’uscita di scena di Fini.

Difficile ad oggi dire se davvero sarà questo l’epilogo, di certo nulla accarà prima che la manovra sia andata in porto. Intanto Berlusconi, sminato il campo dal caso Brancher, blindata la manovra con una fiducia preventivamente concordata con Tremonti nonostante le rimostranze tuttora in atto delle Regioni, tra un controllo medico a Pavia ed una scappatina ad Ikea con foto tra gli stand, inizia a dedicarsi alla rimozione delle due mine più grosse: rapporto con il cofondatore Fini e intercettazioni.

Berlusconi prosegue sulla via della riduzione di ogni tensione con il Colle e della cercata riconciliazione con Giorgio Napolitano, che domani rivedrà, dopo le ultime tensioni, al Consiglio Supremo di Difesa. Per questo sulle intercettazioni oggi tenta ancora attraverso di riaprire il confronto con i finiani, alla ricerca dell’accordo su una serie di emendamenti condivisi che potrebbero accelerare i tempi del dibattito in Aula.

Quanto al rapporto con Fini, inizia per gradi. Prima si mette al riparo da possibili critiche e stoppa la guerra intestina in atto tra le correnti di Forza Italia: senza fare questo non ci sarebbero le condizioni per mettere in mora Fini, che sta attivando vari canali (dalla Fondazione FareFuturo a Generazione Italia) per fiancheggiare il suo cammino politico.

Berlusconi spiega tutto cio’ in un vertice a Palazzo Grazioli con coordinatori e capigruppo connotato dalla singolare assenza di Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri. La volontà del premier di chiudersi in una stanza con i soli ex azzurri (Sandro Bondi, Denis Verdini, Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello, oltre agli immancabili Angelino Alfano e Nicolo’ Ghedini) fa pensare che si voglia valutare il da farsi con Fini senza lasciarsi condizionare dagli ex An. Una circostanza smentita da Gasparri (impegnato al Senato con la manovra) e La Russa (assente per la registrazione di una trasmissione su La7). Ma intanto il premier parla chiaro: il Pdl è nato per amalgamare e non per dividere. Lo sappiano gli ex azzurri ma anche l’inquilino di Montecitorio.