Di fronte ad un Gianfranco Fini fermo sulle sue posizioni, Silvio Berlusconi rilancia e risponde con un audiomessaggio inviato ai “Promotori della libertà”. Un messaggio non in una sede istituzionale, quindi, e nemmeno di fronte ai giornalisti, ma un messaggio di propaganda su un sito del partito. Oltre a questo il messaggio del Cavaliere è un continuo attacco al cofondatore e agli uomini a lui vicini. Colleghi di partito che hanno in tutto questo tempo, dice il premier, “remato contro”, che hanno “fatto sponda con i nostri avversari” e che sono “lontanissimi dalla nostra cultura politica”. Per questo, spiega Berlusconi, la decisione della rottura nel Pdl è stata necessaria, l’hanno voluta loro (i fininai) che sono” lontanissimi dalla nostra cultura liberale”. E quindi, dice Berlusconi, ora andiamo avanti così, anche senza di loro anche perché “abbiamo i numeri sufficienti in Parlamento per andare avanti” anche senza Fini e i finiani. Infine l’ultima richiesta: Fini si dimetta da presidente della Camera, come fece all’epoca anche Pertini.
Il messaggio. “Care amiche e cari amici Promotori della libertà – dice Berlusconi nell’audiomessaggio – ieri abbiamo dovuto compiere una scelta difficile, ma ormai inevitabile, perché così non si poteva più andare avanti. Siamo stati obbligati a prendere atto che la fiducia del Popolo della libertà nei confronti del ruolo di garanzia del Presidente della Camera è venuta definitivamente a mancare, e questo si è verificato non per una nostra scelta. Sono stati invece l’onorevole Fini e alcuni parlamentari a lui vicini, per i quali è stato chiesto l’intervento dei probiviri, a provocare questa insanabile divaricazione , che ha creato sconcerto tra i nostri sostenitori, che ha costernato i nostri elettori e che ha creato un grave logoramento dell’immagine del Popolo della Libertà”.
“Per questo – continua Berlusconi – siamo stati costretti a dichiarare in modo ufficiale, con un documento votato da 33 dei 36 componenti dell’Ufficio di Presidenza del Popolo della libertà, che riteniamo le posizioni dell’onorevole Gianfranco Fini e dei suoi seguaci come assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del nostro movimento, con gli impegni che abbiamo assunto con gli elettori e con l’attività politica del Popolo della libertà. Vi chiedo di portare a conoscenza degli italiani al di là di quanto pubblicato sui giornali la versione più vera di quanto è accaduto. Per due anni, mentre il governo affrontava con successo sfide difficilissime, prima fra tutte la crisi economica più grave dal 1929, riuscendo a tutelare le famiglie e le imprese e a portare l’Italia fuori dalle difficoltà meglio di tutti gli altri paesi europei, altri all’interno della nostra formazione politica remavano contro: è accaduto infatti che alcuni eletti dal Popolo della Libertà, sempre sostenuti purtroppo dall’onorevole Fini, hanno lavorato in modo sistematico per svuotare, rallentare, bloccare il nostro lavoro. Peggio, hanno offerto una sponda ai nostri nemici: all’opposizione, ai settori politicizzati della magistratura, a certa stampa, ai peggiori giustizialisti, accreditando in questo modo un’immagine falsa e diffamatoria del Popolo della Libertà”.
“Fini e quei deputati che l’hanno seguito – prosegue – hanno dimostrato di essere lontanissimi dalla nostra cultura liberale. Nello stesso tempo, con il pretesto del diritto di critica, un diritto scontato nel nostro movimento perché davvero non c’è altra compagine in cui sia più libera la discussione e la proposta, hanno cercato di riportare in vita i metodi peggiori della Prima Repubblica , dalla divisione in correnti fino alla mediazione continua che paralizza tutto, e hanno iniettato nel nostro movimento il virus della disgregazione. Se questo tentativo avesse avuto successo, sarebbe stato vanificato il significato stesso del Popolo della Libertà: una politica nuova , ispirata direttamente dal popolo in stretto contatto con il suo leader, una politica basata sulla moralità del fare, sulle riforme, sulle grandi battaglie di libertà. Ma non sono riusciti a prevalere: la stragrande maggioranza dei Parlamentari, degli eletti, dei dirigenti e dei militanti del Popolo della libertà, provenienti da Forza Italia, da Alleanza Nazionale, e dagli altri partiti, hanno confermato di voler essere leali all’impegno preso con gli elettori che ci hanno votato”.
“Vi leggo le conclusioni dell’Ufficio di Presidenza di ieri – dice quindi Berlusconi – ‘La condivisione di principi comuni e il vincolo di solidarietà con i propri colleghi di partito sono fondamenti imprescindibili dell’appartenenza a una forza politica. Partecipare attivamente e pubblicamente a quel gioco al massacro che vorrebbe consegnare agli organi di stampa, ai nostri avversari politici e a qualche Procura della Repubblica i tempi, i modi e perfino i contenuti della definizione degli organigrammi di partito e la composizione degli organi istituzionali, è incompatibile con la storia dei moderati e dei liberali italiani che si riconoscono nel Popolo della Libertà. Si milita nello stesso partito quando si avverte il vincolo della comune appartenenza e della solidarietà fra i consociati. Si sta nel Popolo della Libertà quando ci si riconosce nei principi della grande famiglia della libertà e della democrazia in Europa, il Partito del Popolo Europeo, che al primo posto mette la persona e la sua dignità. Assecondare qualsiasi tentativo di uso politico della giustizia; porre in contraddizione la legalità e il garantismo; mostrarsi esitanti nel respingere i teoremi che vorrebbero fondare la storia degli ultimi sedici anni su un “patto criminale” con quella mafia che mai come in questi due anni è stata contrastata con tanta durezza e con tanta efficacia, significherebbe contraddire la nostra storia e la nostra identità’. E poi le conclusioni finali. ‘Per queste ragioni questo ufficio di Presidenza considera le posizioni dell’On. Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Libertà, con gli impegni assunti con gli elettori e con l’attività politica del Popolo della Libertà. Di conseguenza viene meno anche la fiducia del Popolo della Libertà nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni'”.
“I finiani hanno risposto – prosegue il premier – ‘Nessun presidente della Camera ha dato mai le dimissioni’. E anche qui non hanno detto il vero. Nel luglio del 1969, verificatosi una situazione di divisione analoga nel Partito Socialista con la sinistra socialista, il Presidente Pertini, che era un grand’uomo e che aveva aderito alla sinistra, ritenne doveroso dimettersi e mandò a tutti una lettera con questa dichiarazione: ‘Correttezza vuole ch’io metta a vostra disposizione il mandato da voi affidatomi’. Spero che Pertini – dice Berlusconi – possa insegnare a qualcuno il modo in cui ci si debba comportare“.
“Tornando a noi – prosegue il Cavaliere – abbiamo i numeri per andare avanti, così come abbiamo ben chiaro il programma da completare e, grazie a questa scelta sofferta ma necessaria, siamo nelle condizioni di governare più sereni e nella chiarezza. Abbiamo davanti tre anni nei quali, superate le emergenze e accantonate le polemiche inutili, ci dedicheremo con determinazione alle riforme: la grande riforma della giustizia, la riforma fiscale per diminuire le tasse, la riforma dell’architettura istituzionale dello Stato. Abbiamo promesso agli italiani un Paese più moderno, più libero, più sicuro, più prospero, meno oppresso dal fisco e dalla burocrazia. Vogliamo riuscire a realizzarlo entro la fine di questa legislatura. Ma è una sfida che ha bisogno del vostro supporto, cari Promotori della libertà. La vostra missione è di portare a conoscenza degli italiani la verità dei fatti, smentendo le mistificazioni e le ricostruzioni distorte e interessate su tutto ciò che ci riguarda come i nostri avversari stanno già cercando di diffondere, nel tentativo di disorientare ancora di più i nostri elettori. Solo così il Popolo della libertà potrà rimanere di una forza politica coesa, libera nella discussione ma compatta nelle decisioni, una forza politica soprattutto unita nella volontà di fare le riforme. Una forza politica che non ripercorra gli errori dei vecchi partiti, che deve sapere identificarsi sempre più con tutti gli italiani che non si riconoscono nella sinistra, che amano la libertà, che vogliono restare liberi e che sono la maggioranza degli italiani”.
“Per quanto mi e ci riguarda – conclude – continuerò ad impegnarmi per dare piena attuazione al progetto nato due anni fa, dalla gente, a Milano in piazza San Babila, per far si che questo progetto si radichi fra la gente e sia il partito della gente, perché la nostra bandiera sia presente in ognuno degli 8.000 Comuni che costituiscono l’Italia, in ognuna delle oltre 60.000 sezioni elettorali tramite le quali gli italiani scelgono con il voto da chi vogliono essere governati. Sono certo che ciascuno di voi sarà come sempre anche questa volta al mio fianco per vincere le difficili sfide che abbiamo di fronte, per il bene dell’Italia e di tutti gli italiani”.