Berlusconi e Fini, il “grande bluff” dello strappo? La crisi di governo non conviene a nessuno

Pubblicato il 4 Novembre 2010 - 10:12 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, strappo reale o grande bluff? Questa dovrebbe essere la settimana in cui i due cofondatori del Pdl, ormai separati in casa, dovranno giocare a carte scoperte, anche se sembrano giocare al rimpallo: il 4 novembre c’è il vertice del Pdl a Palazzo Grazioli, il 7 novembre Fini presenterà il programma di Futuro e Libertà a Perugia. E’ probabile che in questa occasione il presidente della Camera parli in conseguenza di quello che sarà emerso dall’incontro di Palazzo Grazioli.

E’ difficile comunque (sempre per restare nella metafora del gioco d’azzardo) che Fini faccia saltare il banco. Nonostante le prese di distanza ufficiali dal premier, il presidente della Camera ha finora mantenuto la propria fedeltà al suo ex alleato: basti pensare alle considerazioni sullo scudo giudiziario (“E’ necessario per consentire alle alte cariche dello Stato di esercitare serenamente le proprie funzioni”) che hanno portato al voto favorevole sul Lodo Alfano Bis.

Ed è stato lo stesso Berlusconi ad aprire a Fini nell’ultimo libro di Bruno Vespa: “Un alleanza con lui? Nella vita mai dire mai”. Il presidente del Consiglio sa bene infatti che i finiani, anche se “scissionisti”, saranno fedeli al governo almeno sui famosi 5 punti del programma: sa bene Berlusconi quanto conti, per loro, dimostrare “coerenza” nei confronti degli elettori (sono stati proprio Italo Bocchino e soci a sbandierare negli ultimi mesi il vessillo della coerenza).

Anche le cronache più recenti narrano di un tentato riavvicinamento: il 4 novembre, in occasione delle celebrazioni per la giornata delle Forze Armate, Berlusconi e Fini hanno parlato a lungo presso l’Altare della Patria. Inizialmente il premier sembrava non volesse salutare Fini rimanendo in disparte, fino a quando non si è avvicinato a lui e lo ha salutato con una stretta di mano ed un ”ciao”, ricambiato con cortesia dalla terza carica dello Stato.

E il “calciomercato” di parlamentari che si sta giocando da mesi senza esclusione di colpi? A questo punto sembra più un insieme di mosse studiate in vista delle prossime elezioni (che siano a marzo 2011 o alla fine canonica della legislatura poco importa).

Quello che preme nell’immediato, sia a Berlusconi sia a Fini, è evitare la crisi di governo: il primo per ovvie ragioni personali, il secondo perché non vuole vestire i panni del traditore agli occhi dell’elettorato.

Per questo il premier è convinto che Fini e i suoi rimarranno coerenti alla fiducia espressa finora con i voti in Parlamento. Per questo ha incontrato ha incontrato il senatore Andrea Augello, da sempre uno dei “pontieri” fra il premier e il presidente della Camera, e ha ribadito la sua proposta: un patto federativo con Fli e un riavvicinamento fra i due partiti. Per questo, durante gli ultimi vertici del Pdl, sembra dare maggior spago a Gianni Letta e a Gianni Alemanno (che hanno sempre spinto per un maggior dialogo con i finiani) piuttosto che ai cosiddetti “triumviri” del partito (Verdini, La Russa, Bondi), che non hanno lesinato critiche e attacchi agli ex alleati. Ma in questo momento, la caduta del governo nel centrodestra non conviene a nessuno.