Berlusconi-Fini: tre anni di scintille e tensioni

Pubblicato il 15 Aprile 2010 - 20:37 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini

All’idillio dei primi tempi si è sostituita una crescente competizione. All’antica gratitudine di Fini per lo “sdoganamento”, l’attuale insofferenza per il ‘cesarismo”. Alla vecchia stima di Berlusconi per il “delfino”, il fastidio di oggi per un potenziale rivale. E’ da qualche anno che i rapporti tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini hanno preso la china di una crescente competizione, che spesso sfocia in aperta ostilità. Ecco i momenti salienti dello scontro tra i due leader del centrodestra.

PLEBISCITARIO: Il grande freddo comincia dopo il discorso del predellino. Di fronte all’idea lanciata da Berlusconi di unire Forza Italia e An, Fini oppone un fermo rifiuto. Il 19 novembre del 2007, il leader di An diceva: “Non se ne parla proprio, An non si scioglierà per entrare nel nuovo partito di Berlusconi. Quella è un’iniziativa plebiscitaria e confusa”.

COMICHE FINALI: Il concetto fu rimarcato con ancora più veemenza nemmeno un mese dopo. A dicembre 2007 Fini dice no alla “annessione” di An da parte del partito di Berlusconi e accusa: “Quasi sfidando il ridicolo ci ha detto: ho fondato il Pdl, scioglietevi, bussate, venite e vi sarà aperto. Comportarsi in questo modo significa essere alle comiche finali”.

IMMIGRATI: A settembre 2008 Fini lancia la proposta del voto agli immigrati. Berlusconi si confida con i suoi chiedendosi se Fini stia lavorando per ritagliarsi un proprio spazio. “Pensa di candidarsi alla mia successione? Allora non ha capito niente. Senza di me starebbero ancora dove stavano fino al 1994”.

DECRETI: Il primo scontro con Fini presidente della Camera e Berlusconi a Palazzo Chigi si ha a ottobre nel 2008. I due incrociano le armi sul tema dei decreti. Fini censura “l’abuso” della decretazione d’urgenza da parte del governo. Berlusconi risponde seccato invitandolo a darsi da fare per “cambiare i regolamenti affinché l’iter di approvazione dei provvedimenti sia più rapido”.

FINANZIARIA ANOMALA: Altro scontro a dicembre del 2008. Il governo mette la fiducia sulla finanziaria, e Fini boccia la procedura adottata defindendola “anomala”. Berlusconi replica che il governo ha deciso di mettere la fiducia “per evitare l’assalto della diligenza”. Controreplica di Fini: “Tra l’assalto della diligenza e far discutere i provvedimenti alle Camere c’é una bella differenza”.

CESARISMO: Ancora scintille poco prima della nascita del Pdl, a marzo 2009. Fini, senza citare Berlusconi, dice che “c’é un rischio di cesarismo” che va scongiurato garantendo la democrazia interna dei partiti.

FUORI ONDA: Un fuorionda di Fini a un convegno sulla mafia, il primo dicembre 2009, fa salire nuovamente la tensione con Berlusconi. Il presidente della Camera parla a microfoni spenti con il suo vicino, il magistrato Nicola Trifuoggi. Berlusconi, dice, “confonde la leadership con la monarchia assoluta”.

NON MI PIACE: Lo scorso 2 marzo Fini torna a esprimere la sua insoddisfazione per come vanno le cose nel Pdl. “Ho contribuito a fondare il Pdl, ma così come è il Pdl non mi piace”, dice il presidente della Camera.

DOPPIO TURNO: L’ultimo capitolo del duello tra Fini e Berlusconi riguarda il tema delle riforme. Il presidente della Camera si schiera contro il semipresidenzialismo senza doppio turno, proposto invece dal premier. La riforma delle istituzioni, dice il 22 marzo scorso, “non si può fare a colpi di slogan e battute da comizio”.