Berlusconi ai finiani: “Non mi dimetto, no a diktat”

Pubblicato il 13 Dicembre 2010 - 18:07 OLTRE 6 MESI FA

Offerta respinta. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non ha intenzione di dimettersi e dice no all’ultimo tentativo di mediazione da parte delle Colombe del Fli. I finiani, dopo un pranzo nell’ufficio del presidente della Camera, avevano tentato un’ultima offerta: “Astensione al Senato e dimissioni di Berlusconi prima del voto alla Camera”. Proposta formulata in extremis più per far vedere agli indecisi Silvano Moffa e Maria Grazia Siliquini che si faceva un tentativo che per autentico convincimento.

L’operazione, in qualche modo, è riuscita. Tutti i 35 deputati del Fli hanno firmato la carta e un abbozzo di trattativa sembra anche partire. Berlusconi, al suo arrivo alla Camera, riceve da Adolfo Urso e Moffa l’offerta. Prima di entrare in aula incarica Paolo Bonaiuti, Franco Frattini, Gianni Letta e Angelino Alfano di produrre una risposta. Che sarà: “No grazie”. Si sa da subito, ma un minimo di suspence è garantita. E soprattutto, le colombe sono ricondotte nel recinto del Fli.

Che non tirasse aria di compromesso, però, si capisce , quando il leader della Lega Nord Umberto Bossi aveva rispedito l’offerta al mittente. “Ormai è tardi, domani si vota – aveva detto ai cronisti a Montecitorio – Ma a Fini come vengono in mente idee del genere?”.

Poco dopo il tutto diventa ufficiale. Il primo a parlare è Bonaiuti: “La proposta dei finiani non contiene nulla di nuovo, non ci interessa”.  Non esattamente una sorpresa. Il piccolo giallo comunque è garantito, e riguarda la parola diktat. Nel primo comunicato del Pdl, infatti, si parla dei “soliti diktat” del presidente della Camera. Poi l’espressione scompare e quando Bonaiuti legge la nota non c’è nessun accenno. Forse un modo per non far salire troppo la tensione. La sostanza, però, non cambia: domani si vota, sia al Senato sia alla Camera. Ed in entrambe le aule Silvio Berlusconi entrerà da presidente del Consiglio.