Berlusconi a tutto campo: “Con noi mai famiglie gay” e “avanti con la legge sulle intercettazioni”

Pubblicato il 26 Febbraio 2011 - 14:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Giornata fitta di impegni e di dichiarazioni per Silvio Berlusconi. Prima invia un messaggio ai ‘Promotori della Libertà’ dicendo che il governo ha la maggioranza, che durerà fino al 2013 e che l’opposizione non ha nè idee nè leader. Poi va al congresso del Pri e parla della crisi in Libia (“Mi dicono che Gheddafi non ha più il controllo della situazione”). Poi va al congresso dei Cristiano Riformisti, fa una lunghissima tirata contro i rischi del comunismo e dello statalismo (“ancora vivo il pericolo del comunismo”) e poi parla di famiglia: la scuola pubblica non educa, dice, e “con noi le coppie gay non saranno mai una famiglia”. Infine di giustizia: avanti con la legge sulle intercettazioni.

Dai Cristiano Riformisti. ”Finchè governeremo noi – ha detto Berlusconi – non ci saranno mai equiparazioni tra le coppie gay e la famiglia tradizionale, cosi come non saranno mai possibili le adozioni di bambini per le coppie omosessuali”.

Destinato poi a scatenare polemiche in particolare il passaggio in cui Berlusconi si è scagliato contro il rischio che ai genitori possa essere impedito di scegliere per i figli una scuola privata, lasciandoli così in balia di insegnanti che non sono in grado di educare.

Il presidente del Consiglio ha rievocato la sua scelta di entrare in politica legandola al desiderio di salvare l’Italia da una presunta minaccia comunista, descrivendola come una sorta di missione. Ha quindi assicurato che finché il Pdl sarà al governo “non ci sarà mai un’equiparazione tra matrimoni tradizionali e unioni gay, così come non ci saranno adozioni per genitori single”. Ribadendo che al momento eventuali elezioni anticipate sarebbero un male per il Paese, con il risultatao di un’impennata nel debito pubblico, non poteva mancare nell’intervento del premier il tema della giustizia. Berlusconi ha anticipato che oltre ad un aumento dei sottosegretari ci sarà presto un Consiglio dei ministri straordinario per affrontare la questione, compresa una legge per vietare le intercettazioni telefoniche “ora che Fini non ci impedisce più di presentarlo”. “Per questo – ha ribadito – alla fine la diaspora del Fli farà bene alla maggioranza”.

Al congresso del Pri. Prima delle vicende interne, intervenendo al congresso del Partito Repubblicano, Berlusconi aveva aggiornato il pubblico sulla situazione libica. “Ho notizie di qualche minuto or sono e pare che in Libia Gheddafi non controlli più la situazione”. Davanti alla platea di un partito diviso tra un’anima filo governativa e un’altra schierata all’opposizione, il premier è stato accolto sia da applausi che da fischi.

“Sta cambiando lo scenario geopolitico e l’Italia ne è coinvolta – ha detto – Nessuno ha potuto prevedere quello che è successo in Libia e quello che è accaduto qualche settimana prima in Tunisia e in Egitto, e nessuno potrà prevedere cosa avverrà”. “Speriamo che nei prossimi mesi sulla sponda nord del Meditrerraneo ci possano essere stati più liberi, ma il rischio è di trovarci paesi che ci facciano fare i conti con l’integralismo islamico” ha ammonito il presidente del Consiglio. “Non possiamo restare spettatori, né l’Ue né noi”, ha insitito. “Sono desolanti le polemiche provinciali delle opposizioni in Italia sulla Libia e i piccoli tentativi di attaccare il governo su politiche che sono state sempre fatte da molto decenni”, ha detto ancora il premier, aggiungendo che “l’opposizione con cui ci troviamo a doverci confrontare non ha mai rinunciato all’idea della spallata e alle trame di palazzo per ottenere i risultati che per altre strade non riescono ad ottenere”.

Berlusconi prima di congedarsi si è concesso anche una battuta: “Grazie per questo applauso, vi inviterei tutti al bunga bunga ma resterete delusi”, ha detto a un gruppo di delegati che lo salutava calorosamente.

In mattinata era intervenuto con un video messaggio ai ‘Promotori della Libertà’ in occasione della “Prima giornata di riflessione politica per i giovani del Pdl”, che si svolgerà domani a Sorrento. “Il governo è saldo – ha spiegato – e continuerà a lavorare per tutta la legislatura, fino al 2013, per completare il programma di riforme che è stato premiato dagli italiani nelle elezione del 2008″.

La maggioranza – ha sottolineato il premier – si rafforza giorno dopo giorno mentre le forze di opposizione non hanno leader, programmi, idee. Lo diciamo chiaramente: noi andiamo avanti e vinceremo la sfida della modernizzazione del nostro paese, lo faremo grazie ai nostri valori e all’entusiasmo di tanti giovani che, come Voi, vogliono un’Italia più libera. Sento il Vostro sostegno e il Vostro affetto. Per questo Vi ringrazio, Vi invio il mio più cordiale saluto e Vi auguro di realizzare tutti i sogni e i progetti che avete nella mente e nel cuore”.

In una sorta di vero e proprio tour de force, Berlusconi è intervenuto poi di persona anche al congresso dei Cristiano Riformisti. Un discorso tutto incentrato sui suoi presuti meriti nell’aver impedito l’ascesa del comunismo in Italia. “Non riuscivo a dormire, sentivo la responsabilità su di me. Poi mia madre ha suonato alla porta e guardandomi negli occhi mi disse cher era contraria alla mia entrata in politica, annunciando che tutti mi sarebbero stati contrari e i giudici avrebbero cercato di fermarmi. Alla fine mi disse però che non mi avrebbe riconosciuto se mi fossi fermato”. L’Italia, ha aggiunto Berlusconi, rischia ancora una guida comunista perché i comunisti italiani “erano comunisti e sono tuttora comunisti”. I comunisti in Europa, ha sostenuto, nel tempo si sono “trasformati” in laburisti in Gran Bretagna, in “socialdemocratici” in Germania mentre “quelli di casa nostra “erano e sono tuttora comunisti”.

La reazione dell’Arcigay. ”Con un’affermazione pronunciata con cinica consapevolezza: ‘Fin quando governeremo noi non ci sarà mai un’equiparazione tra matrimonio tradizionale e unioni gay’, Silvio Berlusconi regala al Paese intero una mossa meschina che cerca di riconquistare un elettorato cattolico disgustato da mesi di scandali e storielle più o meno spregevoli, attraverso l’ennesimo uso spietato delle vite e degli amori delle persone omosessuali e transessuali”. Lo afferma Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay.