Scuola, Bersani: “Da Berlusconi schiaffo inaccettabile, Gelmini si dimetta”. Premier: “Mie parole travisate”

Pubblicato il 27 Febbraio 2011 - 16:07 OLTRE 6 MESI FA

Pier Luigi Bersani

ROMA – E’ polemica sulle parole pronunciate da Silvio Berlusconi sulla scuola pubblica. Il Pdl ha fatto scudo, il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha negato che Berlusconi abbia attaccato la scuola pubblica. A sollevarsi, quindi, è stata la voce del leader del Pd, Pier Luigi Bersani, che ha tuonato: ”La scuola pubblica è nel cuore degli italiani. Da Berlusconi arriva uno schiaffo inaccettabile”. Il segretario Democrat ha quindi chiesto le dimissioni della Gelmini. Ne è nato un battibecco, al termine del quale è intervenuto lo stesso Berlusconi, dicendo che le sue parole “sono state travisate” ma ribadendo che la scuola pubblica è “influenzata da deleterie ideologie”.

”Con richiami di sapore antico – afferma Bersani – Berlusconi se la prende con comunisti e gay, insultando così l’intelligenza e la coscienza civile del Paese. All’elenco, Berlusconi stavolta ha aggiunto gli insegnanti della scuola pubblica. Uno schiaffo inaccettabile a chi lavora con dedizione in condizioni rese sempre più difficili dal governo. La scuola pubblica – prosegue il segretario del Pd – è nel cuore degli italiani. E’ il luogo in cui l’Italia costruirà il suo futuro. Noi siamo con la scuola pubblica – conclude – e non permetteremo che Berlusconi la distrugga”.

”Se la Gelmini fosse un vero ministro – incalza Bersani – invece che arrampicarsi sui vetri per difendere Berlusconi, dovrebbe prendere atto degli inaccettabili attacchi che il premier ha rivolto agli insegnanti e alla scuola pubblica e dovrebbe dimettersi”.

La replica della Gelmini. “Bersani si rassegni, la scuola non è proprietà privata della sua parte politica. La sinistra guarda alla scuola pubblica italiana come ad un luogo di indottrinamento ideologico”, replica il ministro ricordando al leader del Pd che la scuola è del Paese e non appartiene alla sinistra.

“Noi vogliamo un sistema educativo che abbandoni vecchi slogan e punti sul merito, sull’efficienza e sulla valutazione per valorizzare ancora di più – ha spiegato Mariastella Gelmini – il ruolo dei docenti e dare agli studenti una formazione di qualità. Ogni giorno Bersani chiede in maniera scomposta le dimissioni di qualche esponente del governo. Lo invito invece – conclude Gelmini – a riflettere sugli errori storici della sinistra, incapace di leggere la modernita’ e capire le esigenze della società in cui viviamo”.

Berlusconi: mie parole travisate. ”Desidero perciò chiarire nuovamente – prosegue il presidente del Consiglio nel comunicato – senza possibilità di essere frainteso, la mia posizione sulla scuola”.

“Il mio governo – sottolinea Berlusconi – ha avviato una profonda e storica riforma della scuola e dell’Università, proprio per restituire valore alla scuola pubblica e dignità a tutti gli insegnanti che svolgono un ruolo fondamentale nell’educazione dei nostri figli in cambio di stipendi ancora oggi assolutamente inadeguati”.

”Questo non significa – si legge ancora nel comunicato – non poter ricordare e denunciare l’influenza deleteria che nella scuola pubblica hanno avuto e hanno ancora oggi culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verita’ e al tempo stesso espropriano la famiglia dalla funzione naturale di partecipare all’educazione dei figli”. ”Le mie parole, percio’ – aggiunge il premier – non possono essere in alcun modo interpretate come un attacco alla scuola pubblica, ma al contrario come un richiamo al valore fondamentale della scuola pubblica, che presuppone liberta’ d’insegnamento ma anche ripudio dell’indottrinamento politico e ideologico”.

“Il mio governo ha avviato una profonda e storica riforma della scuola e dell’Università – continua il premier in una nota – proprio per restituire valore alla scuola pubblica e dignità a tutti gli insegnanti che svolgono un ruolo fondamentale nell’educazione dei nostri figli in cambio di stipendi ancora oggi assolutamente inadeguati. Questo non significa – prosegue – non poter ricordare e denunciare l’influenza deleteria che nella scuola pubblica hanno avuto e hanno ancora oggi culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verita’ e al tempo stesso espropriano la famiglia dalla funzione naturale di partecipare all’educazione dei figli”.