Berlusconi rilancia l’azione di governo: “Non diamo pretesti a Fini”

Pubblicato il 3 Novembre 2010 - 21:43 OLTRE 6 MESI FA

Un discorso propositivo, programmatico, con scadenze precise e persino qualche novità rispetto ai 5 punti già approvati in Parlamento. Ma soprattutto, assicura Paolo Bonaiuti, nessuno strappo e nessuna forzatura: solo la volontà di rilanciare l’azione del governo.

Se Silvio Berlusconi terrà fede alla linea decisa durante il vertice preparatorio della Direzione Nazionale, vorrò dire una sola cosa: e cioè che il premier non intende dare alibi a Gianfranco Fini che a Perugia dovrà decidere se dar seguito alla minaccia dell’appoggio esterno all’Esecutivo.

Il problema è sempre lo stesso: il Cavaliere, sondaggi alla mano, sa bene quanto la responsabilità della crisi possa influenzare gli elettori. Se Fini vuole staccare la spina, ha ragionato con i fedelissimi, lo faccia, ma io non intendo dargli alcun pretesto.

Ma cosa succederebbe se il leader di Fli, a Perugia, optasse comunque per l’appoggio esterno? Il tema, durante il vertice del Pdl, è rimasto sotto traccia. Tanto che al ministro ex di An che lo ha posto, nessuno ha dato una risposta netta. Nemmeno Berlusconi.

La maggioranza dei presenti, premier incluso, ha preferito concentrarsi sulla Direzione nazionale di domani, 4 novembre. L’argomento, tuttavia, è stato ripreso al termine dell’incontro.

A riunione ormai conclusa diversi fra ministri e dirigenti hanno espresso il convincimento che in caso di uscita di Fli dal governo difficilmente si potrà evitare la crisi. Confermando nella sostanza la linea espressa nel comunicato di lunedì 1° novembre dai capigruppo: o Fini sta con il governo o sarà crisi.

Ma questo ultimatum, volutamente, non è stata ribadito alla fine del vertice. Neanche come arma di dissuasione in vista di Perugia. Il motivo lo spiega un ministro presente all’incontro che azzarda: ”Penso che Berlusconi proverebbe ad andare avanti comunque, anche in caso di appoggio esterno”. ”Del resto – gli fa eco un dirigente del partito – che differenza farebbe? Fli, di fatto, è già all’oppoggio esterno”.

Ma potrebbe reggere il governo senza i finiani? In pochi, ai piani alti di via dell’Umiltà, ci credono. Ma proprio per questo il premier vuole evitare di dare appigli a Fini per compiere un passo che segnerebbe definitivamente la legislatura. Ecco perché nel suo intervento di domani, limato fino a tarda sera, punterà soprattutto sul programma, sui 5 punti e sul decreto Tremonti per lo sviluppo.

Il tutto sarà poi tradotto in un documento programmatico per una nuova direzione nazionale che dovrebbe essere convocata tra 15 giorni. Difficile che manchino accenni ai temi caldi della giustizia o alle recenti inchieste. Ma, salvo sorprese, il premier si concentrerà su altro.

Basterà a convincere Fini? Impossibile dirlo. Anche se nel corso dell’incontro, in diversi hanno dispensato ottimismo, a cominciare dai ministri di Liberamente. Franco Frattini, ad esempio, ha scommesso che i finiani non usciranno dal governo. Dicono che Berlusconi ci creda, contando sulle divisioni interne ai finiani. Ma memore del fatto che continuano ad alzare l’asticella, non si fida più.

E l’ipotesi continua ad aleggiare come uno spettro sull’Esecutivo. Tanto che in molti, soprattutto fra gli ex di Fi, premono per un’intesa con Fini. ”Senza un accordo vero andiamo dritti al voto a marzo”, confida un dirigente del Pdl. E chi preme per un accordo fra i due leader deve aver letto le ultime anticipazioni del libro di Vespa come manna dal cielo: “In politica mai dire mai”, ha risposto il Cavaliere al conduttore di Porta a Porta che gli chiedeva se fosse possibile una nuova alleanza con il leader di Fli.

Anche se nell’intervista, che risale ad almeno 10 giorni fa, non mancano stilettate all’indirizzo di Fini visto che, ha sostenuto, senza il Pdl non sarebbe mai diventato presidente della Camera.

Intanto, però, prosegue l’emorragia verso Fli. Altri due deputati hanno preferito Futuro e Liberta. Questioni locali e personali, ha minimizzato il premier, che però ha chiesto massima attenzione perlomeno in Senato, dove non intende perdere l’autosufficienza della maggioranza.

Inoltre, il tempo per il governo potrebbe non essere infinito. L’asse con la Lega al momento tiene. ”Abbiamo deciso di andare avanti a tutta forza”, ha confermato Umberto Bossi. Ma il Carroccio insiste per la realizzazione della riforma federalista che potrebbe arrivare a gennaio. Dopo – temono nel Pdl – neanche le rassicurazioni del Senatur (”Non tradirei mai un amico”) garantiscono sul fatto che il Carroccio non si sfilerà.