La tabella di marcia di Berlusconi: prima si blocca il processo Ruby poi si riforma la giustizia

Pubblicato il 21 Febbraio 2011 - 11:09 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

ROMA – La settimana che inizia, nelle intenzioni di Silvio Berlusconi, servirà a mettere a punto la strategia su giustizia e processi. Riunioni a catena, soprattutto con il suoi avvocati-parlamentari, Longo e Ghedini, e i vertici del Pdl. Nella riunione del lunedì ad Arcore si dovrebbe affrontare subito il fronte dei processi: legittimo impedimento per i casi pendenti Ruby e Mills, non intervento sui procedimenti Mediaset e Mediatrade a rischio prescrizione.

Parallelamente si studia il nodo dell’improcedibilità. Il Pdl intende muovere il Parlamento prima di arrivare a un conflitto di attribuzione alla Corte Costituzionale per spostare il processo Ruby al Tribunale dei ministri. Sfuma l’ipotesi di portare il conflitto direttamente alla Consulta: in questo caso servirebbe l’autorizzazione dell’Ufficio di Presidenza della Camera, dove la maggioranza non ha i numeri. Con il rischio, poi, che Fini fermi tutto.

Meglio allora iniziare con una mozione parlamentare, votata a maggioranza, per dichiarare l’improcedibilità per Berlusconi e da qui passare al voto della Giunta per le Autorizzazioni, dove la maggioranza è invece saldamente in mano Pdl-Lega.

Dal Parlamento dovrebbe quindi uscire la tesi che l’imputato Berlusconi ha agito, rispetto al reato di concussione verso la Questura milanese per il rilascio di Ruby, ” per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo”. La mossa dovrebbe bloccare il processo o comunque rallentarlo: se i giudici milanesi, come prevedibile, non dovessero accettare la richiesta parlamentare allora sarebbero costretti a sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale. E i tempi della Consulta sono lunghi, un anno almeno. Una sospensione che permetterebbe alla maggioranza di approvare l’agognata riforma della Giustizia.

E proprio questo è un altro dei punti che in settimana verranno affrontati. Berlusconi ha in mente una riforma della giustizia di ampio respiro, che parta dal ritorno all‘immunità parlamentare, così come era concepita dalla Costituzione prima di Tangentopoli. Nel ’93, infatti, è stato ridimensionato l’articolo 68. Oggi i magistrati devono chiedere l’autorizzazione alla Camera di appartenenza per arrestare, perquisire o usare le intercettazioni di un parlamentare. Berlusconi invece vuole tornare alle origini, quando i pm chiedevano l’autorizzazione anche per iniziare le indagini a carico di un parlamentare.

Stretta sul fronte intercettazioni tornando al testo della legge uscito dal Senato. Intercettazioni vietate per reati con pene infieriori ai 10 anni (tra cui anche la corruzione), eseguibili per un massimo di 75 giorni e poi rinnovabili di 10 in 10. Le intercettazioni poi, non potranno essere pubblicate fino alla conclusione delle indagini preliminari.

Carriere separate per giudici e pubblici ministeri. Il Pdl, per garantire l’assoluta terzietà del giudice nei processi, vorrebbe dividere nettamente le due carriere della magistratura, inquirente e giudicante. Il Consiglio superiore della magistratura, che valuta la carriera dei magistrati, dovrebbe quindi essere diviso in due. Previsto anche un ulteriore scorporo, tra una sezione del Csm che si occupa di promozioni e valutazioni e una sezione dedicata ai procedimenti disciplinari.

Per tutelare il diritto i diritti della difesa, il Pdl pensa inoltre all‘inappellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado. In sostanza, chi viene assolto in primo grado di giudizio, non può vedere la sentenza impugnata dalla procura davanti al Tribunale d’Appello.

La riforma prevede anche la responsabilità civile del magistrato. Secondo questa norma, il magistrato che commette un errore professionale, dovrà risarcire i danni in prima persona. Una Corte speciale sarà chiamata a giudicare sulla effettiva responsabilità delle toghe.

Più poteri al ministro della Giustizia: il Guardasigilli potrà partecipare alle sedute del Plenum del Csm (senza però avere diritto di voto). In più potrà dare linee di indirizzo alle procure, segnalando, per esempio, su quale fenomeno criminale dover intervenire in maniera prioritaria.

Più poteri alla polizia giudiziaria, che si tratti di polizia, carabinieri o Finanza. Gli agenti potranno svolgere autonomamente accertamenti sui reati con meno vincoli rispetto alla magistratura inquirente, come prevede invece l’attuale codice di procedura penale, riformato nel 1989.