Berlusconi all’incasso di un voto per il governo dei sette mesi

Pubblicato il 28 Settembre 2010 - 16:32| Aggiornato il 3 Aprile 2012 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi va all’incasso di un voto del Parlamento per il “governo dei sette mesi”. Lui non lo dirà che questo è l’orizzonte, ma questo è quel che gli passa il convento della sua maggioranza, oggi divenuta “variabile”, e della sua convenienza. Dicono, dopo l’ultimo vertice del Pdl tenuto a Palazzo Grazioli, che “volerà alto”. Insomma non metterà nel mirino e in croce Gianfranco Fini che durante la seduta alla Camera starà seduto proprio sopra di lui. Accenni sì, frasi che lasciano intendere la disistima politica e personale, peraltro conclamata e ricambiata. Ma attacco diretto quello no. “Volerà alto” e chiederà al Parlamento il voto, anzi i voti per continuare. Non tanto “alto” quanto si è spinto uno dei deputati, uno dei “nuovi sette” che gli diranno Sì. Bruno Cesario, fresco di passaggio dall’Api di Rutelli al Gruppo Misto, cioè dall’opposizione alla maggioranza, ha voluto spiegare chi è stato il suo ispiratore e patrono politico: “Non debbo nulla al Pd che mi ha candidato, semmai a Padre Pio”. Ecco non proprio “Padre Pio”, non il santo di Pietrelcina, ma “Santa Governabilità” sarà quella che terrà la mano sul capo del discorso di Berlusconi.

In nome del diritto e del dovere di governare Berlusconi chiederà al Parlamento di pronunciarsi. Con un voto di fiducia, “per fare chiarezza”. Il grande regalo per il giorno del suo 74° compleanno neanche lui si attende di scartarlo in aula. Il grande regalo, quel che tutto o quasi risolve sarebbe 349 voti a favore, cioè i 316 che fanno maggioranza più i 33 voti dei finiani. Berlusconi non si aspetta di contarne tanti, se così fosse dimostrerebbe la “inutilità” politica e parlamentare di Futuro e Libertà, avrebbe stravinto. Si accontenta di qualcosa di meno Berlusconi, si accontenta di quel che può e oggi si può e cioè di una “maggioranza variabile”. Variabile perché il 29/30 settembre rinforzata appunto dai finiani che voteranno probabilmente Sì, se il discorso del premier non li caccerà all’angolo. Ma il Sì del 29/30 settembre non sarà il Sì di quando in aula o in Commissione dovesse andare il “processo breve”, la legge anti intercettazioni o altro ancora del “programma di Arcore”. E maggioranza “variabile” perchè il 29/30 settembre ci saranno, forse, i voti del Mpa di Lombardo e di sicuro i voti dei cinque deputati siciliani dell’Udc che con Casini non stanno più: Mannino, Romano, Drago, Ruvolo e il quinto, Pisacane, che in realtà siciliano non è ma campano. Voti “sudisti” che andranno sostenuti e riottenuti con moneta contante al Sud. Non proprio facile quando di tratterà di fare il federalismo, fiscale o sanitario che sia. E il 29/30 settembre ci saranno i voti di Cesario e Calearo, eletti con il Pd. Il 29 sì, gli altri giorni pure?