Berlusconi incontrerà di nuovo Bossi: si decide su Galan ministro

Pubblicato il 13 Aprile 2010 - 20:01 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi torna domani in mattinata dagli Stati Uniti, dopo il summit mondiale sul nucleare, e ha già in agenda, salvo sorprese dell’ultima’ora, il secondo incontro con Umberto Bossi dopo il vertice ad Arcore di lunedì scorso.

Certamente si farà il punto sulle riforme, anche se in realtà il motivo ufficiale dell’incontro è valutare l’investitura ufficiale di Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto, al ministero dell’Agricoltura (la nomina potrebbe arrivare già venerdì, in Consiglio dei ministri).

Nessun incontro invece è fissato al momento con il cofondatore del Pdl e presidente della Camera Gianfranco Fini, che negli ultimi giorni non ha mancato di opporre distinguo al Cavaliere sul delicato capitolo delle riforme costituzionali. Una presa di distanza alla quale Berlusconi, parlando con gli uomini a lui più vicini, non pare voler dare più di tanto peso: “Non ho alcun problema con Fini. Semmai, il problema è del presidente della Camera – spiega il Cavaliere – che deve decidere se vuole continuare a contrapporsi a me su ogni cosa”.

Intanto, Berlusconi si appresta a convocare gli organi del partito, per mettere a tacere chi parla di un deficit di democrazia nel Pdl. Che le riforme siano l’obiettivo cui punta il Cavaliere è ormai un dato di fatto. Ma è lo stesso Berlusconi a non nascondere ai suoi la volontà di procedere in primis alla riforma della giustizia e a quella del fisco, per mettere poi mano alla modifica della Costituzione.

E’ ovvio che la modifica della forma di governo, è il ragionamento che il premier fa con i suoi fedelissimi, resta uno degli obiettivi ma dare concretezza al progetto non è cosa facilmente realizzabile. Il presidente del Consiglio è in ogni caso del tutto indisponibile ad aprire una discussione sulla modifica della legge elettorale, invece imprescindibile per Fini se di dovesse approdare al modello francese.

L’attuale sistema, va ribadendo Berlusconi, consente la governabilità, quindi non c’é esigenza di modificarlo. Quanto alle riforme costituzionali, per il premier, una volta scelto un criterio -come quello di rafforzare i poteri del capo del governo – si tratta poi soltanto di cercare un modello che si avvicini il più possibile alle esigenze del nostro paese ed adattarlo ‘rivisitandolo’ in chiave italiana.

Più poteri al presidente del Consiglio, insiste dunque Berlusconi. Un tema che richiama indirettamente in causa la tensione con il Quirinale, dopo il discorso del Cavaliere sabato a Parma al convegno di Confindustria. Il premier va ripetendo ai suoi interlocutori di non aver voluto contrapporsi al Capo dello Stato ma di aver fatto soltanto fatto riferimento agli scarsi poteri che attualmente ha l’esecutivo. Tanto da ribadire ai suoi interlocutori: “Se mi dovessero rifare una domanda sul tema non farei che ribadire il concetto”.