Governo tecnico, giudici ‘politicizzati’ e traditori: tre problemi che levano il sonno a Silvio Berlusconi. Tre problemi che, a guardarli bene, si intrecciano e fanno un quadro unico. Uno scenario ‘da incubo’ per il Cavaliere, che, per impedire il peggio mette sul tavolo nuovamente la carta delle elezioni anticipate.
Molti pensano che si tratti di un bluff: il presidente del Consiglio sa che il voto non è uno scenario facilmente percorribile. Non si tratta di un ‘banale’ conteggio dei voti (ad oggi ci guadagnerebbe di sicuro più la Lega che il Pdl) ma di una situazione più complessa.
Berlusconi, infatti, da solo può solo scegliere di far saltare il governo, ma non può avere la certezza assoluta, anche se i numeri sembrano dalla sua, di andare subito al voto anticipato. E qui si materializza il primo incubo: il governo tecnico. Se il Mario Draghi o il Giulio Tremonti della situazione dovessero strappare la fiducia anche al Senato (non ci sono i numeri ma non si può mai dire con certezza), Berlusconi si troverebbe fuori dai giochi, e soprattutto senza scudo. Per carità, non si parla di carabinieri che arrivano a casa o roba simile. Però i processi andrebbero avanti a passo spedito. E di certo, l’aver fatto di tutto per impedirli non gioverebbe al Berlusconi imputato. Mettiamoci anche il fatto di non essere riuscito a stopparli nonostante la maggioranza più ampia della storia della Repubblica. Una beffa atroce.
Il secondo incubo, strettamente legato al primo, viene da lontano, dal 1994, e si chiama “giudici”. Berlusconi lo ha ribadito anche ieri: “Sono politicizzati, il Lodo è indispensabile, così come una commissione d’inchiesta”. Quello che il premier non dice più da qualche giorno, non molti ma quanto basta, è che sono ‘toghe rosse, giudici comunisti’. Perché adesso il premier sembra sentire il fiato sul collo anche di quelli che considera “di destra”, vicini all’ex compare Gianfranco Fini. Un ‘rosso-nero’, quello delle toghe, decisamente ostile a Berlusconi.
Quanto avvenuto ieri, a proposito dell’archiviazione di Fini per la vicenda della casa di Montecarlo rafforza il convincimento del premier. Il fatto è che Fini è indagato e nulla è trapelato. Esattamente come dovrebbe avvenire ogni volta e come, va detto, quasi mai avviene quando indagini, vere o presunte, riguardano il presidente del Consiglio. Quello della minorenne tunisina con cui Berlusconi avrebbe avuto una relazione è solo l’ultimo esempio: oggi persino il Fatto Quotidiano, che aveva pubblicato la notizia, ha precisato che al momento non c’è nessuna inchiesta ma solo una fase preliminare. Ce n’è abbastanza perché il premier sbotti, come riporta Francesco Bei sulla Repubblica: “”Due pesi e due misure: Fini, guarda caso, è l’unico politico di cui non si è saputo che fosse indagato. Altrimenti si sarebbe dovuto dimettere. Mentre quelli della nostra parte vengono sputtanati sui giornali prima ancora che i pm li avvertano di essere inquisiti”.
L’incubo numero tre, la sindrome del nemico interno, è più di sottofondo e, almeno per il momento, più fantapolitico. Sempre Bei, su Repubblica, racconta di una sorta di congiura interna per deporre “Re Silvio” dal trono del Pdl. Al suo posto scalpiterebbe Beppe Pisanu. Fantascienza? Forse. Di sicuro, però, nel Pdl qualche scontento c’è: gli ultimi sono Alfredo Biondi, uno dei fondatori di Forza Italia che ora rimprovera al premier una “visione feudale del partito” ed Enrico Mussi.
E’ vero, Berlusconi può stare tranquillo anche senza i due. Eppure, e qui il terzo incubo si collega ai primi due, se il mal di pancia nel Pdl dovesse aumentare non sarebbe impossibile eslcudere che, in caso di esecutivo tecnico gradito, un pezzo di partito venga suggestionato dall’idea di disarcionare una volta per tutte il Cavaliere.