Silenzio, parla Berlusconi. All’Italia che non si sfascia ma si scolla…dal Veneto alla Sicilia

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 28 Settembre 2010 - 14:49 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi nella sua ultima apparizione alla Camera

Si sfascia? No, più modestamente si scolla… In Veneto un sindaco che è anche il plenipotenziario della Lega partito dominante intima di non suonare più l’inno nazionale che è, anzi era, “Fratelli d’Italia”. In Campania non si raccoglie più l’immondizia se non con scorta della polizia: la gente non vuole più le discariche ma nemmeno vuole gli inceneritori che eliminano le discariche, governo centrale, regionale e amministrazioni locali non hanno costruito e voluto né questi né quelle. Altra “gente” incendia e distrugge i mezzi per la raccolta o si danno malati per non farli partire quei mezzi, “lottano” contro l’arrivo di “aziende del Nord”.

Si sfascia, anzi no: tristemente si scolla… In Sicilia fanno un governo con i frantumi “territoriali” di tutti i partiti andati in frantumi. Poi vanno a Roma a “vendersi” in Parlamento i voti degli eletti siciliani, prezzo d’acquisto una conferma della candidatura al prossimo giro e soprattutto soldi “italiani” da dirottare in Sicilia. In Lombardia un sindaco battezza e inaugura la prima scuola pubblica di partito e di parte. Il ministro dell’Istruzione del governo italiano lo invita a rimuovere i simboli di appartenenza, lui se ne frega. E altri sindaci manifestano con altri simboli la loro “altra fedeltà”, altra rispetto allo Stato italiano: un paio di statue di “ciclisti leghisti” al giardino pubblico, una bella filiera di ostentati cartelli stradali in lingua non italiana. Nel Lazio i sindaci della “zona nord” occupano l’autostrada che va a L’Aquila, vogliono “intatto” il loro ospedale, esentato da ogni vincolo e limite di spesa pubblica. Quel che vale o dovrebbe valere per il resto d’Italia per loro non vale, non deve valere. La “Governatrice” Polverini corre a rassicurarli: loro saranno esentati.

Si sfascia, ma non così tanto e comunque senza rumore. C’è solo il leggero fruscio di qualcosa che si scolla…C’era è c’è ancora una banca di dimensioni e connotati nazionali e internazionali. Una sola lo era e lo è davvero. Nazionale e internazionale? Peccati da espiare, difetti da correggere: Unicredit sarà ricondotta a visione e cultura “territoriale”. Il capo dei vescovi italiani stila un lungo e preciso elenco dei “peccati” della società civile e politica. Qualcosa di inusuale perfino da noi dove la Chiesa cattolica sovente predica e razzola sulla e nella cosa pubblica. Dice Bagnasco che non se ne può più, non solo delle “pagliacciate” politiche ma anche dell’evasione fiscale, della mancanza di legalità, dell’ognuno per sè e nessuno e niente per tutti. Lo salva l’abito talare, altrimenti a Bagnasco avrebbero replicato: presentati alle elezioni e vediamo quanti voti prendi. E’ quello che hanno risposto a Montezemolo che diceva le stesse cose. Confindustria il cui cuore e il cui voto battono e spingono per questo governo segnala che “la pazienza è al limite”, perfino Confindustria.

Si sfascia, non proprio: si decompone. Il maggior azionista di maggioranza e di governo, il ministro delle Riforme, il leader del partito accreditato di consenso in crescita allestisce per se stesso la seguente scenografia: tra due miss in body, con un presentatore dell’evento che fa da “spalla” e ride, comunque e sempre ride beato, eccita il suo elettorato con il “Sono porci questi romani”. I quotidiani e le tv registrano “l’astuzia” di Bossi. Il presidente della Camera, lui personalmente e la sua ipotesi di una destra dell’ordine e delle regole, sono appesi alla flebile affidabilità di un cognato.

Si sfascia, non proprio, ma insomma vien giù. Un signore che ha curato gli affari di molte star della tv ha fabbricato fatture false per tre milioni, due li ha spesi per comprare macchine e casa al suo fidanzato, quello che per la gente era “quello che stava con Belen”. E’ la storia di Lele Mora e Fabrizio Corona, due che in questo paese “ce l’hanno fatta” e che per questo sono stati e sono ancora rispettati e invidiati. Il maggior quotidiano italiano informa che la “Gran Consigliera” del premier è Daniela Santanché: notizia coerente con tutto il resto.

Ma mercoledì alle 11 il premier parla alla Camera, poi si voterà sulle sue parole. Nessuna paura: la maggioranza più o meno terrà e il governo almeno per ora non si sfascerà. Ah, ecco… è il resto, solo il resto che malinconicamente si scolla.