Berlusconi: “La magistratura ci ruba la sovranità, dopo il voto riformo la giustizia”

Pubblicato il 23 Marzo 2010 - 19:54 OLTRE 6 MESI FA

Nuovo comizio, nuovo attacco ai giudici. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è intervenuto al Lingotto di Torino ed è tornato sui temi più battuti in questi ultimi giorni, dalla riforma della giustizia, al presidenzialismo. Non è mancata, però, la critica a quella che Berlusconi chiama “magistratura politicizzata”.

La riforma costituzionale in senso presidenziale è nei pensieri del premier anche se, per il momento, i dettagli restano ancora da definire. Secondo Berlusconi “prima dobbiamo decidere fra l’elezione diretta del premier o quella del presidente della Repubblica: sarete voi elettori interpellati attraverso i gazebo a indicare quale via prenderemo”.

Il grosso del comizio, però, è stato dedicato alla magistratura. Secondo Berlusconi, infatti,  “c’è un partito dei giudici che interviene nella politica con il fine di cambiare i governi voluti e votati dagli elettori. Siamo di fronte ad una malattia della democrazia, ad una vera patologia” e “la sovranita nei fatti apparrtiene non piu’ al Parlamento ma ai giudici di sinistra”.

Berlusconi, quindi, ha spiegato in che modo, a suo giudizio, i giudici condizionino pesantemente la vita politica del Paese: “La sovranità appartiene al popolo che la trasferisce ai rappresentanti in Parlamento. Le leggi del Parlamento ricevono anche la firma del Capo dello Stato e dovrebbero diventare legge. Nemmeno per sogno: perché se a questa sinistra dei giudici queste leggi non vanne bene fanno eccezione di costituzionalità e fanno ricorso alla Corte costituzionale che è composta da 11 membri della sinistra e da quattro di centrodestra e così ottengono che tutte le volte che la Corte abroghi la legge fatta del Parlamento. Conseguenza: la sovranità nei fatti non appartiene più al Parlamento, ma ai giudici di sinistra e questa è una grave, grave, grave patologia della nostra democrazia”.

Per Berlusconi la situazione verrà sanata con una “grande riforma”: “quella della giustizia, con l’equiparazione dell’accusa alla difesa e con l’inappellabilità per chi viene assolto in primo grado “sarà la prima grande riforma che presenteremo e sono assolutamente sicuro che abbiamo forze sufficienti per approvarla anche se non avremo il concorso dell’opposizione”.