Per Berlusconi Lettieri e la Moratti sono inadeguati

Pubblicato il 26 Maggio 2011 - 11:57 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il grande motivatore, colui che trascinava le masse bucando il video o giganteggiando dai manifesti, si ritira dalla lotta, non segna più, accusa compagni arbitro campo e tifosi. Berlusconi, tradito dall’ingrata Milano, molla la presa e rinuncia a riconquistarla: in quel ghigno risentito è difficile riconoscere il sorriso magico dei tempi belli. Contenere le perdite, salvare il salvabile, rappresenta il piccolo cabotaggio cui si sente costretto. Vagheggia senza crederci di oceani e vasti orizzonti ma naviga in una bagnarola. Finiti i ballottaggi e passata la nottata, se ne riparlerà.

Il resoconto della giornata che Berlusconi conclude accoccolato sul divano amico di Bruno Vespa è tutto fuorché esaltante per i già depressi umori del centrodestra.  Nel vertice preparatorio del Pdl la prima botta: “I nostri candidati non sono adatti”. Mancano di appeal secondo il grande capo. Peccato siano ancora in gara: i muri del vertice sono trasparenti, fuori la spiegazione filtra e, a parte la smentita d’ufficio di Bonaiuti, tutti, a cominciare dagli alleati capiscono che aria tira. Che si sappia, io non c’entro con questo disastro. Lo scaricabarile per la pessima prestazione elettorale inizia dalla testa.

Poi da Vespa il solito copione, aggiornato alla mestizia del momento. Plasticamente il premier appare composto, inappuntabile: ma un genio della comunicazione sa come mettere le mani avanti senza che un muscolo si muova. Sembrava il pistolero Gene Wilder in “Mezzogiorno e mezzo di fuoco”. Una farsa? Non proprio. Piuttosto una commedia dai tempi comici ben oliati e con battute evergreen che non fanno più  ridere ma che sollazzano un pubblico affezionato. Anche se l’ultima sortita replicata sui cinque telegiornali amici non è stata particolarmente apprezzata dall’Auditel. D’altra parte, sostiene il Cavaliere, tutta la stampa, Corriere della Sera in testa e le televisioni gli sono contro. E la situazione internazionale, la crisi, hanno piegato anche un campione come Obama.

Sulla sua posizione rispetto ai giudici ha chiarito. Non ha alzato i toni, ha solo fatto riferimenti di pochissimi minuti amplificati dalla stampa. Salvo poi sostenere che sono gli unici a detenere il potere in Italia. Ai napoletani talmente “senza cervello” da votare uno come De Magistris avrebbe voluto consigliare di arrangiarsi e lasciarli al loro destino. Si gioca la battuta “le manette sulla città”, variazione goliarda su un famoso film di Francesco Rosi. Povero Rosi, lo vedi che succede a fare del cinema impegnato? Liquidati i napoletani tocca al protettore di terroristi e legislatore di suicidi assistiti Pisapia. Una battutaccia sulla Bindi non si nega a nessuno. Nel caso, avrebbe aiutato anche lei come fece con Ruby. Ma è un cuore generoso e non dimentica una parola di conforto e solidarietà per lo “zio”, quel Mubarak, che il nuovo stato egiziano si ostina a trattare come un dittatorello qualsiasi. Quindi un po’ di speranza, un po’ di ottimismo: come fanno gli italiani a considerarsi poveri visto che spendono una fortuna in profumi e prodotti di bellezza? Quanto a passare la mano, anche Tremonti si metta l’anima in pace. E’ vero, si sente un po’ solo, ma come si dice “après moi le deluge”.  Capirai, ogni volta che si parla di sostituzione nel Pdl succede una rivoluzione.

Nell’ordine Berlusconi ha indicato i propri uomini e candidati, i giudici, la crisi globale, i media ostili, gli stessi italiani, quali responsabili del catastrofico esito del primo turno elettorale. Lui non c’entra, lui c’era ma è come se non ci fosse stato. In pratica è colpa del campo da gioco, dell’arbitro parziale, dei tifosi prevenuti. Ma soprattutto non è un gran segnale quando il capitano e goleador di una squadra accusa i compagni di essere scarsi alla vigilia di una finale. Significa che considera la partita persa in partenza. Che si sta parando le auguste terga. Che sta pensando al prossimo calciomercato. Che, in fondo ma nemmeno troppo, li disprezza.