Aria da 25 luglio. Berlusconi faccia a faccia con Musso, senatore ribelle di Genova, preludio di una rottura

Pubblicato il 3 Novembre 2010 - 11:10| Aggiornato il 14 Marzo 2011 OLTRE 6 MESI FA

In una delle notti più tempestose della Seconda Repubblica, con gli scandali che esplodono come petardi intorno a lui, le escort che spuntano come funghi e i pacchi bomba in arrivo da Atene, il Silvio Berlusconi ha incontrato il senatore genovese ribelle Enrico Musso e ha “trattato” con lui per trattenerlo nelle file della Pdl.

Quarantacinque minuti di faccia a faccia, da soli, seduti in poltrona, nel cuore di Palazzo Grazioli. L’incontro è stato più che cordiale, anche se, ha raccontato a Blitzquotidiano Musso, “Gli ho detto le cose che pensavo sul partito ed anche su di lui, con educazione ma anche con totale franchezza, forse sono stato uno dei pochi a farlo” .

“Gli ho fatto le mie riserve sull’azione di governo e sulla ricaduta violenta del suo privato” , ha aggiunto Musso che sta cercando di affrancarsi dal partito che lo ha fatto diventare prima candidato sindaco di Genova e poi senatore della Repubblica.

Berlusconi ha ascoltato in silenzio e poi ha fatto una proposta per trattenere il quarantottenne professore di Economia: un incarico nazionale.

Dice Musso: “Non posso rivelare cosa, perchè gli ho detto di no”, e aggiunge di avere a sua volta avere fatto lui a Berlusconi una sua proposta suggerendo un’azione diversa di governo per uscire dal pantano. Berlusconi ha ascoltato in silenzio.

I due si sono lasciati con l’impegno di una reciproca riflessione e l’appuntamento a 48 ore. Come dire: ci ripensiamo, ma…..

Musso è uscito dall’incontro rafforzato nella sua idea di andare a iscriversi al gruppo misto. Berlusconi gli è apparso provato, ma deciso nelle sue azioni, anche se appare un po’  “come uno che davanti a tutto quello che sta succedendo” non sa che pesci pigliare”.

Anche Alfredo Biondi, la vecchia guardia del Pli diventato Forza Italia e ora Pdl , genovese-pisano è stato convocato da Berlusconi dopo essersi dimesso dalla Direzione del partito. Ma, ossserva il vecchio leone Biondi, da non confondere con Bondi, “non abbiamo più niente da dirci.”