Freddi i rapporti tra Napolitano e Berlusconi? Nessun incontro

Pubblicato il 10 Febbraio 2011 - 21:00 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

ROMA – Restano freddi i rapporti fra il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio dopo la dura nota di ieri sera, quando Giorgio Napolitano ha smentito un imminente incontro con Silvio Berlusconi, annunciato poco prima dallo stesso premier, sulle note questioni giudiziarie, e forse per limitare le intercettazioni con un decreto.

In mattinata il sottosegretario Gianni Letta ha spiegato a Napolitano, a margine della cerimonia sul ‘giorno del ricordo’, che c’era stato un equivoco, ha quindi chiesto l’incontro per il presidente del Consiglio precisando, si spiega in ambienti parlamentari secondo quanto scrive l’Ansa, che i temi avrebbero riguardato l’agenda di governo e in particolare l’economia anche in merito al ddl costituzionale che modifica tre articoli della Costituzione (41, 97 e 118) con l’obiettivo del rilancio delle imprese del paese. E di questo, insieme alla questione dei conti pubblici, il capo dello Stato potrebbe aver parlato in serata con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Anche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha rassicurato il presidente della Repubblica, a margine della cerimonia per il Giorno del Ricordo. E alla domanda se il decreto sulle intercettazioni, si farà ha risposto ”Chi vivrà vedrà”. Fabrizio Cicchitto invece ha smentito categoricamente l’ipotesi. Su questi presupposti per il presidente del Consiglio sembravano nuovamente aprirsi le porte di un incontro a due sul Colle. Nel pomeriggio, ambienti parlamentari assicuravano che i presidenti si sarebbero visti domani venerdì 11 febbraio.

Poi, in serata le nuove dure accuse di Berlusconi ai magistrati di fare ”un uso antigiuridico del diritto e della legalita”’ sembrano aver rimesso tutto in discussione. La differenza di vedute fra Berlusconi e Napolitano è evidente. Mentre il primo, ieri 9 febbraio, ha accusato i giudici di avere ”finalita’ eversive”, e oggi ha proclamato che il suo giudice ultimo sono il parlamento e il popolo, Napolitano ha colto l’occasione della cerimonia a Palazzo dei Marescialli in ricordo del vice presidente Vittorio Bachelet, assassinato dalle Brigate Rosse nel 1980, per fare un elogio del ”ruolo centrale del sistema giudiziario nella difesa della democrazia e degli equilibri costituzionali”, per ricordare ”la necessità di una intransigente tutela della indipendenza della magistratura”, e per raccomandare ”a giudici e pubblici ministeri di svolgere le loro funzioni con rigore morale e imparzialità, facendosi attenti interpreti delle leggi e tenendo conto dell’impatto delle loro decisioni nella concreta realtà della vita istituzionale e sociale”. Della polemica con Berlusconi si è fatto carico il vice presidente del CSM, Michele Vietti, che sulle questioni politiche non si pronuncia mai senza aver informato Napolitano, presidente di diritto del CSM.

”Mi vedo costretto ancora una volta a ribadire – ha detto Vietti – che la magistratura non coltiva ‘finalita’ eversive’, ma svolge una funzione silenziosa di applicazione delle regole; le vere finalità eversive erano quelle del terrorismo degli anni ’70 e ’80, per opporsi alle quali la magistratura ha pagato un alto tributo di sangue. La giustizia è amministrata dai giudici e ad essi e alla loro funzione si deve rispetto, un rispetto talora troppo trascurato in ossequio ad un malinteso senso di libertà dai ruoli e dalle regole”. Mentre il conflitto istituzionale divampa, e i difensori di Berlusconi agitano lo spettro del conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, il presidente Ugo De Siervo si è astenuto dai commenti, limitandosi a certificare che ”il contesto è piuttosto surriscaldato”.

Nell’ultimo mese, Napolitano ha lanciato infiniti appelli ad abbassare i toni, a scongiurare ulteriori esasperazioni a maggior equilibrio di rapporti fra chi governa e chi controlla, e anche a una informazione meno improntata ”a chi grida di più”, mentre rimane fermo il suo primo appello a farsi giudicare sempre nelle sedi giudiziarie proprie. Oggi anche la signora Clio ha fatto conoscere il suo stato d’animo. ”Vivo questo momento storico con turbamento ma anche con speranza”, ha detto.