Berlusconi-Napolitano: sette strade per sette governi, ma quello che “regge” è il più improbabile

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 6 Dicembre 2010 - 16:10 OLTRE 6 MESI FA

Sette strade per sette governi, ma solo uno che “regge”, quello che meno di tutti gli altri si può fare. La prima “strada” è quella che riporta alla stazione di partenza: il governo che c’è. Berlusconi ottiene il 14 dicembre la fiducia sia dalla Camera che dal Senato e va avanti con uno o due voti di maggioranza a Montecitorio, se e quando ci sono. Casini ha detto che se Berlusconi questo vuole, sogna e di questo si accontenta e vanta, allora “è da 118”, cioè da ricovero urgente. Espressione cruda ma non lontana dal vero: un governo così che il 14 dicembre ha la maggioranza ma il 15 o il 16 non si sa, non “regge” al 2011 che arriva, non sul fronte interno tutto politico, tanto meno su quello internazionale tutto economico e finanziario. Può, potrebbe un governo con questa maggioranza intermittente varare davvero il federalismo, cambiare le leggi sulla giustizia, decidere manovre economiche e finanziarie? Non ce la farebbe, sarebbe un governo che giace, anche se il leader si dà pace.

La seconda “strada” è poco più che una rotatoria rispetto alla prima: Berlusconi non ottiene la fiducia in entrambe le Camere e Napolitano lo rinvia alle stesse Camere per un voto d’appello. Berlusconi si ripresenta avendo cambiato poco o nulla nel discorso, nel programma, nei toni. Le Camere rivotano e si torna alla prima strada, oppure si va alla terza.

Eccola la terza “strada”: Napolitano reincara Berlusconi di formare un nuovo governo. Perché la terza strada si apra occorre che Berlusconi prima abbia dato le dimissioni, cosa che ha giurato non farà mai. Potrebbe essere costretto a farlo dal voto contrario di almeno una Camera. Ottenuto il reincarico, Berlusconi dovrebbe decidere per formare un altro governo di cercare un’altra maggioranza. Presumibilmente con Fini e Casini. Operazione di cui Berlusconi ha nessuna voglia, della quale Bossi e la Lega diffidano, per la quale Fini e Casini porrebbero un prezzo politico assai alto. Il Berlusconi-bis è un governo possibile, anche se non probabile. Riuscissero a formarlo, “reggerebbe” al 2011. Ma è “strada” impervia, dissestata e, al momento, priva dei necessari “ponti” e “viadotti”. In più manca il “capo-cantiere”: se Berlusconi avesse voluto rischi e opportunità del Berlusconi-bis, allora lo avrebbe già fatto.

La quarta “strada” è quella del governo istituzionale: Napolitano incarica di formarlo il presidente del Senato o quello della Camera. Schifani un governo in cui lui prende e toglie il posto a Berlusconi non lo farà mai. L’incarico a Fini è impensabile.

La quinta “strada” è quella del governo tecnico: Napolitano, vista l’impossibilità di mettere d’accordo i partiti, incarica Draghi o chi per lui. Ne verrebbe fuori un governo che non “regge”: Pdl e Lega contro, ferocemente contro. Il Pd a bagnomaria tra sostegno e non sostegno, Vendola e Di Pietro pronti a defilarsi alla prima occasione.

La sesta “strada” è quella delle elezioni anticipate: Napolitano scoglie le Camere perché Berlusconi la vecchia maggioranza non ce l’ha più, una nuova non la cerca e non la trova e altra maggioranza senza Pdl e Lega non c’è. Quindi si vota. E probabilmente si “pareggia”. Forse un governo c’è ad aprile e forse anche no: così nel 2011 non si “regge”.

La settima “strada” è forse l’unica che tecnicamente “regge” il 2011 che arriva: Napolitano incarica un altro esponente del centro destra di formare un governo, ad esempio Tremonti. Il governo si forma con una maggioranza parlamentare in cui dentro ci sono Pdl e Lega, quindi non contraddice il risultato delle elezioni 2008. Il Pd e la sinistra restano all’opposizione. Fini torna nella maggioranza e la maggioranza si allarga a Casini. Il governo è più forte e, piaccia o no, può “reggere”. Ma Berlusconi non accetterà mai, quindi l’unico governo che regge è il più improbabile che si faccia.

Non è pessimismo, auspicio o scongiuro: è diagnosi tecnica, tecnica come l’esito di una Tac. Tac che osseva e riflette quel che dicono e quel che fanno. Proviamo a prenderli sul serio. Dicono tutti che nel 2011 occorre un governo in grado di resistere a possibili tempeste finanziarie, cioè in grado di decidere, rischiare, di avere e dare certezza. Lo dice Berlusconi e ci giura sopra. Lo dice ma finora ha lavorato solo per tenere in piedi il governo che c’è, un governo che chiaramente non basta. Se volesse quel tipo di governo, il governo in grado di reggere il 2001, Berlusconi avrebbe già fatto suo un programma che prevede nuova manovra economica e nuova legge elettorale. Con una manovra economica si rischia consenso ma si mette al sicuro il paese, con una nuova legge elettorale si dà al paese un governo fino al 2013 ma nelle elezioni del 2013 Pdl e Lega non hanno vittoria garantita. Uno “statista” non avrebbe avuto neanche il dubbio su cosa fare.

Dice Bersani che vuole un governo di transizione e di emergenza, qualcosa che regga l’urto del 2011. Ma i governi tecnici o istituzionali che Bersani appoggerebbe, i soli che appoggerebbe, sarebbero governi di minoranza nel paese, nella pubblica opinione. Sottoposti all’urto di Pdl e Lega “espropriati” e “usurpati”. Dice Bossi che il governo va bene “fino a che fa le riforme”. Ma davvero Bossi pensa che un governo con una maggioranza di due voti, forse tre, forse uno, fa le riforme? Dicono Fini e Casini che non vogliono certo fare un governo con la sinistra e gli si può credere. Dicono di volere un governo di centro destra, ma di altra e vera destra e di altro e vero centro. Ma non sono in grado di farlo questo governo senza Berlusconi che loro non vogliono premier, quel Berlusconi che altro governo di centro destra non vuole.

Tra una settimana si vota alla Camera e al Senato, poi comincia l’ingorgo delle sette strade, auguri al presidente Napolitano, sta messo peggio di una pattuglia della stradale sull’autostrada del mare il giorno di ferragosto mentre c’è lo sciopero dei Tir e quello dei trattori, con camion e bulldozer sull’asfalto e un nubifragio in arrivo ad allagare e rendere impraticabile la carreggiata e intasate, bloccate le corsie di emergenza.