Berlusconi non lascia l’interim: Romani è il favorito ma il nodo sul vice lo frena

Pubblicato il 7 Maggio 2010 - 21:00 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

Paolo Romani resta il candidato più forte nella corsa alla successione di Claudio Scajola sulla poltrona di ministro dello Sviluppo Economico. Ma la vicenda non sembra destinata a chiudersi nelle prossime ore. Ad impedire la fine dell’interim assunto da Silvio Berlusconi non sono solo gli impegni internazionali del presidente del Consiglio, volato a Bruxelles per la cena con i capi di Stato e di governo dell’Eurogruppo, ma anche il nodo della tante competenze del ministero di via Veneto.

“Il presidente è convinto che la scelta debba essere fatta nel segno della continuità”, riferisce uno fra i più stretti collaboratori del Cavaliere. “Il premier punta su Romani”, concorda un ministro che ha avuto modo di parlagli a margine del Cdm, ricordando che quel nome è gradito anche a Giulio Tremonti.

Anche Ignazio La Russa lo ritiene perfettamente idoneo alla poltrona, anche se parla di 6-7 nomi nella rosa dei papabili ipotizzata dal Cavaliere. Ma se è vero che Berlusconi per primo ritiene quella di Romani la figura più adatta, allo stesso tempo non vuole che le deleghe sulle Comunicazioni finiscano in mani sbagliate. Servirebbe un sostituto di massima fiducia; non facile da trovare. Anche perché Romani, oltre ad essere un ‘fedelissimo’ del Cavaliere, è considerato molto competente in materia.

Ma mantenere le deleghe e contemporaneamente dirigere il dicastero (per giunta con un solo ‘vice’, Adolfo Urso) rischia di essere troppo. Ecco perché il premier punta sulla nomina di un nuovo vice-ministro che si occupi di alcune delle tante competenze di via Veneto (l’industria, il Mezzogiorno, il nucleare) e che consenta a Romani di essere promosso, rimanendo responsabile delle Comunicazioni.

E sarebbe proprio questo, secondo diverse fonti della maggioranza, il nuovo nodo da sciogliere: trovare una figura adatta a ricoprire l’incarico di vice. Anche perché in tanti nel governo ritengono che l’innesto di un nuovo ‘numero due’ non risolva il problema: “A via Veneto hanno le competenze di cinque ministeri”, riassume un ministro. Così, qualcuno nel Pdl ha suggerito a Berlusconi di affidarne qualcuna ad altri dicasteri o, più semplicemente, di procedere alla nomina di un terzo vice o di altri sottosegretari.

A complicare le cose ci sono gli appetiti della Lega. Perché se è vero che in pubblico Umberto Bossi fa spallucce (“la Lega non fa una questione di posti”, ha dichiarato il Senatur), dietro le quinte le pressione per ottenere almeno un posto da vice-ministro sarebbero “fortissime”, almeno stando a diversi esponenti del Pdl.

“Paradossalmente la partita resta complicata anche se ormai tutti pensano che alla fine il successore sarà Romani”, confessa un altro membro del Cdm. Ecco perché Berlusconi è partito per Bruxelles senza poter chiudere una partita che ora, secondo molti, si chiuderà solo la prossima settimana. A meno che nel frattempo il Cavaliere non tiri fuori dal cilindro un nome nuovo, che permetta la quadratura del cerchio. Una eventualità sempre possibile anche se in pochi la ritengono probabile.